Astuccio con coperchio scorrevole

Questa tipologia di piccoli, semplici cofanetti o astucci, realizzati con un coperchio scorrevole (sliding lid, in lingua anglosassone), sembra essere riuscita ad attraversare indenne la storia del vecchio continente, dai tempi di Carlo Magno fino alla metà del 1900.

Astuccio con coperchio scorrevole

I primi esemplari di cui ho notizia, infatti, risalgono all'alto medioevo o al periodo immediatamente posteriore alla caduta dell'impero romano.
Resta plausibile l'ipotesi che, visto il loro carattere popolare prevalentemente povero, (erano impiegati per conservare attrezzi da cucito, da scrittura o tessere e strumenti ludici) ne possano esistere anche di più antichi, custoditi in modo per lo più anonimo nei magazzini di molti musei.
Tra gli esemplari più vicini a noi, del resto, ci sono gli astucci contenenti le tessere del domino ed i portapenne utilizzati per la scuola dell'immediato dopoguerra.
Anch'io, durante le mie frequentazioni scolastiche ne possedevo uno, anche se devo ammettere che già allora il mio era un caso di ostentazione consapevole di attrezzi considerati arcaici ed obsoleti.
I cofanetti originali in questione, comunque, presentano caratteristiche tipiche della loro epoca di provenienza, soprattutto nella realizzazione della cassa che può essere fatta in diversi modi (scavata dal pieno, mediante assemblaggio di sottili tavolette, con o senza incastri, ad uno o due piani, con decori intagliati o liscia, etc.), ma resta prevalentemente medesima la forma del coperchio che, scorrendo in appositi solchi realizzati sui fianchi, assicura la tutela del contenuto.

Lo scavo del solco per alloggiare una parete di separazione
Noi abbiamo realizzato un esemplare ispirandoci ad un reperto seicentesco appartenuto al vascello Vasa.
Si tratta di una nave svedese affondata nel 1628, durante le operazioni di varo, che oggi è esposta nell'omonimo museo di Stoccolma.
Il vascello è interessante in quanto durante il recupero, avvenuto nel 1961, furono ritrovati più di 26000 manufatti seicenteschi di uso quotidiano e d'arredo che sono oggi esposti nello stesso museo rappresentando un autentico tesoro per ricercatori, storici e ricostruttori.
Per la ricostruzione del cofanetto in questione ci siamo affidati a legno nostrano, utilizzando del noce nazionale che abbiamo tagliato in sottili tavolette.

Lo scavo della tacca che agevola la presa sul coperchio
La cassa è assemblata tramite incastri a coda di rondine ed è composta, visto che l'astuccio è pensato per contenere gli strumenti di uno scrivano, di due comparti: uno per le penne e l'altro per il calamaio.

Particolare degli incastri a coda di rondine

Ecco altre immagini dell'astuccio finito:






Ti potrebbe Interessare anche

0 commenti