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Viduquestla

Abbiamo realizzato questo scrittoio ispirandoci ad un modello seicentesco che ci ha conquistati per la sua spartana semplicità. 
Il Bargueño da noi realizzato.
Il lavoro era decisamente alla nostra portata a differenza di molti altri esemplari più elaborati e complessi, risultando comunque un proposito interessante sotto molti aspetti.

Prova di assemblaggio delle code di rondine.

Per questo ci siamo affezionati fin dal primo momento a questo progetto ed ecco i principali motivi che hanno suscitato il nostro interesse.
In primo luogo ci affascinava l'ordine particolare con cui erano disposti i vari cassetti all'interno del vano principale. 

I comparti interni.
Assemblarlo, dal punto di vista costruttivo, risulta sicuramente più complesso ed interessante rispetto a fare file di comparti ordinati, tutti di egual grandezza. 

Le cornicette realizzate a mano.
La realizzazione dei cassetti stessi, poi, con la loro dotazione di cornici a sbalzo fatte di leggere modanature, garantiva la possibilità di mettere all'opera un incorsatoio ed una serie di sponderuole, attrezzi restaurati da me tempo fa, che raramente abbiamo l'occasione di utilizzare, combinandone l'azione, così compiutamente.

I cassetti in fase di finitura.
Ci appassionava, inoltre l'idea di confrontarci con questo “cabinet” che, seppur ispirato ad un originale del seicento, è strettamente legato al Bargueño gotico rinascimentale: un mobile di origine araba che arrivò in Europa da occidente attraverso la Spagna (paese a cui resta tradizionalmente legata) e, grazie ai commerci marittimi di Venezia da scambi commerciali con l'oriente.
 
Il tavolo di supporto è completamente smontabile per facilitarne il trasporto.
Questa particolare cassa, fitta di ripostigli e piccoli comparti, posta su un tavolo o su una struttura a ponte, non venne accolta passivamente, come una semplice stravaganza esotica priva di effettivi impieghi pratici, ma venne “reinventata” dalla cultura occidentale.
I vari Paesi europei, seppero, infatti, apportare graduali modifiche, aumentandone la comodità per adattarla all'uso di scrittoio.
 
Visione frontale dello scrittoio.
Si venne a creare, così, un mobile che per diversi secoli è risultato essere una vera pietra miliare dell'arredamento occidentale, influenzando profondamente l'evoluzione successiva del mobile domestico.

Ecco alcune immagini del nostro lavoro finito.




Se vuoi conoscere altri aspetti del nostro lavoro visita il sito ViduQuestla
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Siamo stati invitati, dall'amico Stefano Santilli della Compagnia della Ginestra, a partecipare all'evento “Villafranca nella Storia. Il Medioevo rivive al Castello”, svoltosi a Villafranca Veronese il 13 - 14 Aprile 2019.
Alcuni dettagli della nostra ricostruzione a confronto con quelli del dipinto detto "San Giuseppe delle trappole per topi" attribuito a Robert Campin (Trittico Mérode 1425 - 1430 circa)
Lo spazio messo a disposizione per la nostra bottega di falegnameria medievale era l'ideale: dotato di ampie vetrate che garantivano sia un illuminazione adeguata alle varie dimostrazioni, che la facile visibilità al pubblico. 

Visione d'insieme della bottega allestita al castello di Villafranca Veronese
I passanti, entrando al castello, potevano vedere gli allestimenti anche senza inoltrarsi nella bottega che era comunque visitabile in toto dalle persone interessate o da chi volesse soffermarsi per approfondire.


Il fascino del castello e l'abbraccio delle sue mura di cinta non sono state però le uniche sorprese positive riservateci da questo evento al suo esordio.
ancora un paragone coi particolari del Trittico Mérode

Al suo interno abbiamo trovato soprattutto l'ospitalità di una vivace comunità di rievocatori che ci ha accolti calorosamente facendoci sentire “in famiglia”.


Abbiamo potuto rivedere amici di vecchia data, incontrare di persona quelli virtuali, che fino a quel momento erano associabili solo ad altrettanti profili sui social network, e conoscere nuovi appassionati reenactors.


Il confronto con tutti loro è stato rigenerante ed entusiasmante e con molti si sono scambiati sorrisi, risate, battute, momenti di eccitazione e qualche lacrima di commozione.
La rievocazione storica è anche questo, spesso Erika ed io tendiamo a dimenticarlo, forse per non farci sopraffare dalla nostalgia durante le nostre lunghe assenze.


Nonostante il coinvolgimento in questi risvolti emotivi e con qualche sguardo preoccupato ad un cielo a tratti minaccioso le attività didattiche si sono svolte al meglio; anche quelle previste all'esterno, curate da ricostruttori competenti che hanno tenuto duro per quanto esposti al freddo ed ai capricci metereologici.


All'interno della bottega di falegnameria medievale siamo anche riusciti a portare a termine lo stage d'intaglio a punta di coltello che ci eravamo proposti di fare.



Se vuoi conoscere tutte le nostre attività visita il sito ViduQuestla
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Tra tutti i tipi di sedili in uso, in Italia, in epoca rinascimentale, la famiglia composta da quelle pieghevoli, è quella che mostra la più stretta parentela con i modelli medievali.
Si tratta, nel loro insieme, di mobili derivati tutti dalla “sella plicatilis” di origine classica, romana o tardo-antica.
Queste tipologie di sedute si prestano molto bene alle esigenze di ricostruttori, reenactors e rievocatori proprio per la loro caratteristica facilità di trasporto.
Una sedia originale a confronto con una di nostra realizzazione
Ci è capitato, quindi, di replicare diverse di queste sedie richiudibili che, come quella del Petrarca (leggi qui), appartengono a quest'ampia categoria: seggiole “alla Dantesca”, quelle dette “a tenaglia” ed altri esemplari definiti principalmente “ad iccasse” (denominazione conforme alla sedia lignea “ad X” che riprende la struttura più slanciata dei faldistori metallici di derivazione classica).
Quest'ultima tipologia di sedia risulta costituita, infatti, da quattro sostegni incurvati che si incrociano, incernierandosi “a forbice”.

Fasi di lavorazione alla cerniera di una seduta "ad iccasse".
Essi sono connessi tra loro tramite quattro o cinque traverse, le superiori delle quali sorreggono il sedile vero e proprio, realizzato in cuoio e fissato tramite borchie. 

Una seduta richiudubile dela tipologia "ad iccasse".
Le sedie alla Dantesca al contrario si articolano interamente grazie ad un sistema di stecche incrociate ed imperniate.
Sedia alla dantesca, originale e ricostruzione.
In alcuni casi si riscontra la presenza di uno schienale posteriore asportabile ed in questo caso la sedia viene definita “Savonarola” prendendo il nome dall'esemplare conservato nella cella del famoso predicatore, nel convento di S. Marco a Firenze.

Un esempio di sedia "Savobnarola"
Esempio di sedia " a tenaglia".

Sebbene tecnicamente il termine “a tenaglia” si possa riferire a tutte queste tipologie (essendo derivato dal sistema di articolazione che ne permette la chiusura) con questa definizione ci si riferisce a sedie tipiche del XV secolo Italiano che hanno la stessa struttura a stecche, ma il cui sistema di chiusura risulta ruotato di 90 gradi e l'allungamento delle stecche, che nella parte alta si vengono a trovare sul retro, forma uno schienale lievemente inclinato rispetto al piano della seduta.

Un altro sempio di sedia " a tenaglia".


Ecco alcune immagini di dettagli delle sedie da noi realizzate:

I segni di lavorazione sulle stecche di un nostro modello e su quelle di una sedia originale.

Se vuoi sapere di più sul nostro lavoro visita il sito ViduQuestla...
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