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Viduquestla

A partire dalla fine del Trecento, nel nord d'Italia si assiste allo sviluppo di un sempre maggior numero di segherie idrauliche (leggi qui) che danno finalmente la possibilità di reperire facilmente sul mercato legname già segato in tavole.

 

A: particolare del disegno raffigurante la costruzione dell'arca, Mediatheque d’Arras, ms 252, f.95v.    B: Particolare del ciclo di affreschi del Palazzo della Ragione di Padova.

 

Questi semilavorati però necessitano di essere refilati lungo i bordi, visto che, in seguito al taglio del tronco in segheria, le tavole si presentano con un profilo che ricalca la forma del fusto della pianta di origine.

Tavole segate prima della refilatura

Naturalmente esistono diverse tecniche che permettono di ottenere contorni debitamente dritti, ma un metodo storico, sperimentato tempo fa per profilare i fianchi di lunghe lance affusolate (leggi qui), si è dimostrato sorprendentemente efficace.

 

Ne testimoniano la correttezza, dal punto di vista storico, diverse interessanti rappresentazioni che ci danno l'idea di come questa operazione fosse eseguita, tra XIII e XV secolo.

Inizamo con  l'analizzare le due opere riprodotte in alto, in  Figura A e B: si tratta di un disegno raffigurante la costruzione dell'arca di Noè, che si trova in un manoscritto del nord d'Italia del '300 (Mediatheque d’Arras, ms 252, f.95v.) e  un particolare del ciclo di affreschi presenti nel salone del palazzo della Ragione di Padova (le pitture originali sono state attribuite a Giotto anche se rieseguite sullo stesso impianto in seguito ad un incendio occorso nel 1420 circa).
 

Entrambe le raffigurazioni citate ci illustrano maestranze intente nell'operazione di refilatura, mentre, stando in piedi sulla tavola in lavorazione, intervengono sul bordo della stessa, utilizzando una scure da lato (leggi qui) dal lungo manico.

 

Il peso del corpo dell'operatore, quindi, provvede a tenere fermo il materiale da refilare mentre la zona di pertinenza del lavoro, l'operazione svolta dalla scure, si viene a trovare in basso, sotto al livello delle suole.

 

Questa tecnica, utilizzata per la refilatura, permette all'occorrenza di asportare grandi parti di materiale, garantendo una sostanziale velocità di esecuzione, ma soprattutto, con alcuni accorgimenti, garantisce una grande precisione. 

 

Dettagli di un lavoro eseguito con questa tecnica, sul lato sinistro, già finito con lo stesso metodo si può percepire la precisione raggiungibile.
Per rimuovere rapidamente molto materiale, quando il lavoro lo richiede, si può utilizzare una forte sventagliata; se risulta necessario si può facilitare l'asportazione di grosse quantità di materiale, operando, prontamente, delle tacche laterali sulle sporgenze più vistose.
 
Quanto appena descritto si può ravvisare anche tra i bassorilievi dell'androne della basilica di San Marco a Venezia, ma c'è un altro particolare interessante, rappresentato nelle opere citate che può essere interpretato grazie all'esperienza diretta.
 

Particolare dei bassorilievi presenti sull'arcone dei mestieri della Basilica di San Marco, nella quale si può notare la presenza di tacche sul legno in lavorazione, utili a facilitare l'asportazione del materiale in eccesso, e il gomito in appoggio sulla gamba come previsto dalla tecnica di lavoro di seguito descritta.



Per cercare maggior precisione, infatti, occorre eliminare le oscillazioni causate dalla flessibilità della colonna vertebrale; si appoggia al corpo, quindi, il gomito del braccio che impugna anteriormente l'attrezzo, puntandolo sotto al bacino agendo con semplici movimenti dell'avambraccio.
 

Dimostrazione di refilatura durante la manifestazione "Villafranca nella Storia" del 9/10/2022.

Il punto di pressione tra gomito e corpo che funge da vincolo dipende dalla lunghezza del manico dell'attrezzo e può trovarsi anche lungo la gamba.
 
Dimostrazione di refilatura alla manifestazione "Villafranca nella Storia" (foto di Pierangelo Gatto)
 
Come si evincere anche da un particolare del manoscritto "Bedford Book of Hours" scritto tra il 1423 e il 1430, (Additional Ms. 18850), British Library, Londra. 

 

Particolare tratto dalla costruzione dell'arca del Bedford Book of House
Da questa posizione la mano più arretrata sul manico permette, facendo perno sulla mano anteriore, di controllare l'ortogonalità dell'intervento.

L'operazione, fatta in questo modo, si svolge in totale sicurezza grazie all'ingombro del corpo e al limite di movimento delle braccia che assicura che la zona di lavoro sia sempre nella porzione di legno anteriore ai piedi dell'operatore.

 




La postura appena descritta, ricavata dall'esperienza diretta, sembrerebbe essere proprio quella rappresentata nell'affresco di Padova.

 

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Di recente siamo stati invitati da Giampietro Sala al Castello di Malpaga, per partecipare all'evento “Lux facta est”.


Il Castello Colleonesco è circondato da vari edifici; pertinenze dotate di ampi porticati che durante gli eventi rievocativi vengono destinate ad ospitare, a disponibilità del pubblico, diverse attività ricostruttive con finalità culturali o per dimostrazioni d'artigianato storico. 

 


Alcune installazioni, curate direttamente dagli organizzatori, ripropongono in pianta stabile ambienti arredati e botteghe visitabili, utilizzate a scopi didattici in svariate occasioni. 

 

Particolare della cereria allestita permanentemente al Castello di Malpaga.

Il nostro ospite ci ha accolti con gentilezza e cordialità, chiedendoci se fosse possibile allestire, in uno dei portici, una bottega attinente al tema della festa: la luce. 

 


Ci siamo quindi dedicati ad adattare le attrezzature della nostra bottega alle dimostrazioni richieste, portando al castello la ricostruzione di una laboratorio dedicato alla fabbricazione delle lanterne. 

 


Ricostruire in modo attendibile i vari passaggi lavorativi è stato possibile in quanto si tratta di processi già affrontati sperimentalmente, documentandoli nei dettagli in un apposito post (leggi qui).


Ecco alcune foto della bottega ricostruita in questa occasione:

 

Spaccatura iniziale dei tronchi mediente cunei.

Taglio delle porzioni utili alle varie parti della lanterna.


Vari processi di fenditura per la realizzazione delle stecche che costituiranno i montanti delle lanterne.





Rifintura delle superfici delle stecche.

Realizzazione delle tacche d'incastro per alloggiare le stecche sul disco inferiore.

Segnatura della lunghezza delle stecche.

Taglio a lunghezza pari dei piccoli montanti.

Realizzazione di un tenone tondo sulle estremità delle stecche montanti.

Tacche d'incastro sul cupolotto superiore.

Realizzazione dei fori-mortasa per alloggiare i montanti.


Prove di assemblaggio.


L'operazione del ritaglio della pergamena che fungerà da schermo sulla lanterna.






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Durante la stagione rievocativa del 2022 abbiamo ricostruito il mestiere del fabbricante di ruote.

 


Era un'idea che inseguivamo da tempo: realizzato di disporre di tutti gli attrezzi necessari per costruire una ruota con tecniche arcaiche, abbiamo finalmente intrapreso il progetto.

 

Operazione di prima sbozzatura dei tenoni esterni sui raggi.

Il lavoro a questa proposta si è svolto dagli inizi di maggio, quando si è dato il via alla costruzione del particolare banco da lavoro, e contiamo di finire la prima ruota alla manifestazione Medievalia di Tregnago che si terrà il 3 e 4 settembre.

 

La rifinitura dei tenoni tondi.

Non ci abbiamo lavorato continuativamente, è ovvio; dei vari aspetti del lavoro svolto, comunque, scriverò più avanti, in un apposito post.

Per ora presento alcuni scatti della ricostruzione della bottega da noi curata.

Tenoni sbozzati e rifiniti sui raggi montati sul mozzo.

 
La realizzazione di una sezione del cerchio: operazioni di svuotamento dell'arco interno.

 



 


Operazioni di sagomatura dell'arco esterno della porzione di cerchio.



Una prova di assemblaggio delle varie porzioni che compongono il cerchio.




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Diverse volte ho accennato all'esigenza dell'artigiano di scegliere direttamente in natura il legno più adatto alle proprie necessità, la motivazione mi sembra intuitiva e facile da comprendere.

 

 

Oltre alla conoscenza dei vari organismi vegetali, con le peculiari caratteristiche tecniche del legno che possono fornire, alla valutazione della loro maturità e della forma ed allineamento delle fibre, ho parlato anche di buona postura o di simmetria della chioma (per esempio qui).

I motivi che giustificano questa attenzione potrebbero risultare poco intuibili se si ignora il fenomeno conosciuto come “legno di compensazione” o “crescita di compensazione”.

 

Può accadere, per svariati fattori ambientali (fratture fortuite, forti venti persistenti, accumuli di neve, cedimenti del terreno, stretta vicinanza con altre piante, etc.), che il tronco di un albero si trovi sottoposto a forze di stress; questo accade generalmente a causa dello spostamento del baricentro della pianta che non è più centrale rispetto al fusto o quando essa è costretta a inclinarsi, magari anche solo per una ricerca di maggiore luce necessaria alla sua crescita.

 

L'albero reagisce alle tensioni che lo spostamento del baricentro genera tra le fibre del tronco, con uno sviluppo anomalo, aumentando in modo insolito lo spessore della crescita annuale su un solo lato per inseguire un nuovo equilibrio; si tratta quindi di una reazione della pianta che cerca una soluzione che le permetta di ritrovare la stabilità una volta essa sia stata messa a repentaglio.

Nulla di anomalo o di eccezionale, in effetti, si tratta di un fenomeno che è possibile osservare, solitamente, sui rami delle piante che, non essendo verticali, necessitano di una conformazione che gli consenta di reggere i forti carichi, posti lontano dal tronco, generati dalla chioma.

 

Il midollo di questo tronco e completamente spostato verso il basso, lo stress che caratterizza le fibre in tensione, corrispondenti alla zona dove gli anelli di acrescimento sono più ampi, e intuibile anche dallo stato della corteccia in quella zona se la si paragona con quella del tronco sottostante.

Genericamente le reazioni sono differenti tra le latifoglie che tendono a sviluppare maggiormente la sezione del tronco sottoposta a tensione e le conifere nel cui corpo l'espansione più evidente si riscontra tra le fibre soggette a compressione.

Il risultato comunque non cambia: in entrambi i casi si assiste ad uno sviluppo di crescita asimmetrico nella sezione del tronco per cui la posizione del midollo non è più centrale, ma viene a trovarsi spostata di lato.

Finché l'albero è in piedi il nuovo equilibrio è assicurato, le fibre in tensione (o quelle compresse) sviluppano una forza che si contrappone allo squilibrio iniziale, compensandolo, ma quando l'albero viene abbattuto ecco che il carico verticale, dato dalla gravità, muta e si rompono gli equilibri che tenevano bilanciata la pianta.

 

Un tronco caratterizzato da una migliore postura si può distinguere grazie alla centralità del suo midollo. Questo ci da la garanzia che il legno posto in lavorazione non avrà comportamenti anomali.

 Quel legno tenderà sempre quindi ad incurvarsi, trovando, nella stessa composizione delle sue fibre, delle tensioni non più equilibrate dal peso fuori asse dell'albero: ad ogni nuovo taglio (effettuato magari per cercare di drizzare l'incurvatura riscontrata) ecco che l'assetto cambierà ancora, portando a nuove deformazioni.

Per fortuna, se questo genere di problema c'è nel legno, è possibile trovarne riscontro anche quando esso è già stato ridotto in tavole, l'asimmetria del midollo può essere un primo campanello d'allarme.

Occorrerà quindi valutare anche anomali allargamenti tra gli anelli di accrescimento e la loro disposizione più o meno simmetrica, oltre che strane alterazioni nella disposizione delle fibre.


Qualche volta, comunque, un simile difetto potrà sfuggire lo stesso alle nostra attenzione, capita a tutti prima o poi di doversi confrontare con una tavola particolarmente capricciosa!

 



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Nel mese di Dicembre 2021 è uscito il mio nuovo libro sulla falegnameria medievale ed in questo post riporto alcune considerazioni sugli eventi che hanno portato alla sua pubblicazione.

 

Personalmente ho riscontrato che lo scrivere mi aiuta a riflettere; spesso nel farlo, anche per argomenti circoscritti come quelli esposti in un singolo post di questo blog, mi capita di dover mettere in successione una serie di elementi, pescati da esperienze passate di provenienza differente, senza aver prima mai pensato di trovarvi attinenza, fintanto che galleggiavano tra i ricordi in modo scomposto e disorganizzato.

 

 

Così capita che accostando questi dati per farli rientrare in una narrazione più lineare ne metto a fuoco meglio i contorni, li elaboro e, ponendoli in relazione tra loro, ne scopro aspetti che forse poco prima non erano ben chiari neanche nella mia mente.

Capita, dicevo, anche con scritti relativamente brevi, ma lo scrivere un testo decisamente più cospicuo risulta essere un viaggio talmente lungo che, fino a quando non ho compiuto tutto il percorso, non ho la minima idea di dove quel fiume di ragionamenti mi stia portando.

 


Succede così che una volta posta l'ultima parola del testo mi rendo conto, a lavoro finito, che vorrei rifare tutto, cambiare l'impostazione, evidenziare meglio quegli aspetti scaturiti dal nulla, che risultano esposti un po' in sordina, non essendo stati neanche contemplati nel momento in cui iniziai il lavoro.


Purtroppo però io non sono uno scrittore di professione e, confesso, non sempre ho l'energia, il tempo o le capacità per rimettere in discussione tutto il lavoro di stesura e rifare tutto daccapo.

 


Quando Andrea Carloni (curatore della collana Living History delle edizioni Bookstones) mi contattò per chiedermi se volevo far parte del progetto gli spiegai la mia idea, allora ancora molto confusa, di scrivere un libro sulla falegnameria medievale.


Il tema era però troppo vasto, ci accordammo quindi per suddividere gli argomenti in modo che ogni ebook in progetto trattasse singoli argomenti in modo più definito.

Pensammo inizialmente a due ebook (divennero tre strada facendo) e fu un bene: trattare gli argomenti così, separatamente, mi ha costretto ad indagare meglio ogni singolo aspetto della filiera del legno, facendomi trovare diverse falle nella mia percezione del lavoro dell'epoca e scoprire molti aspetti storici interessanti.

 

Poi, molto tempo dopo, l'editore mi comunicò la possibilità di raccogliere tutto il materiale in un unico testo da pubblicare su supporto cartaceo.

Naturalmente presi la notizia con entusiasmo pensando che il ricucire assieme i tre argomenti rappresentasse l'occasione giusta per compiere quell'operazione di ristesura che non avevo avuto il coraggio di affrontare prima.

 


Sono stati, quindi riveduti, corretti ed ampliati gli argomenti trattati dai singoli ebook ed è così nato il nuovo libro al quale un titolo è stato posto solo a lavoro finito.

 


Alcune immagini tratte dal libro


Trovi altre informazioni su “Legno eFalegnameria tra medioevo e Rinascimento” alle seguenti pagine:

 

https://www.academia.edu/64555563/Legno_e_Falegnameria_tra_Medioevo_e_Rinascimento

 

https://www.viadeilibri.it/libro/legno-e-falegnameria-tra-medioevo-e-rinascimento/

 

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Là, dove più fitta cresce la foresta, troviamo i più grandi sia degli alberi che degli uomini.

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