Powered by Blogger.
  • Home
  • Attività
    • Giochi Didattici
    • Falegnameria Medievale
    • Corsi e Laboratori
  • Galleria
  • News
  • Contatti
facebook instagram pinterest Email

Viduquestla

La mentalità dell'uomo moderno abbonda, spesso, di preconcetti che possono alterare significativamente la sua interpretazione su vari aspetti della nostra storia.

Tra i tanti, uno è sicuramente generato dalle esperienze post industriali che, a partire dalla fine del settecento, hanno sempre più fissato nel nostro immaginario l'idea di una sostanziale povertà, degli artigiani dei tempi passati.

 


Racconti, romanzi, fiabe e rappresentazioni pittoriche, nate e divulgate dall'ottocento in poi, ci hanno ripetutamente recitato un copione secondo il quale questa categoria si debba trovare in ristrettezze economiche ed in una continua, poetica quanto precaria, lotta con le avversità della vita.

Questa situazione può essere vera, certo, per tutti i periodi in cui la concorrenza dell'industria ha sottratto committenze agli artigiani che hanno dovuto, per sopravvivere, trincerarsi in provvidenziali nicchie di mercato.


Quando, però, le mani dei maestri delle varie arti, rappresentavano l'unica risorsa capace di dare risposte alle esigenze del mercato, quando l'industria ancora non era in grado di fornire in modo massiccio oggetti di ogni tipo prodotti in serie, le capacità della categoria degli artigiani costituivano l'unica soluzione possibile alla fame di beni di un mondo in continua crescita.

 

 


Non esistendo produzioni industriali, TUTTI gli oggetti necessari nel quotidiano venivano generati dall'intraprendenza e abilità degli artigiani; possiamo aspettarci pertanto che da questa operosità derivasse un certo benessere economico.

Credo che la visione, distorta, di sostanziale indigenza dell'artigiano, spesso si rifletta anche nella nostra percezione dei beni in suo possesso e in particolare della qualità e della quantità delle attrezzature di cui potesse disporre nella propria bottega, che spesso viene rappresentata in modo troppo frugale e spartano.

A cancellare definitivamente la visione di un falegname medievale povero, con pochi attrezzi arrugginiti appoggiati su un banco di lavoro fatiscente, concorrono sicuramente le fonti scritte, che, più di quanto possano fare le sole raffigurazioni artistiche (pittoriche o scultoree), ci testimoniano una realtà ben differente. 

 


Per quel che riguarda i possedimenti dei falegnami ho trovato interessanti gli inventari divulgati da Piera Ferraro attraverso due sue pubblicazioni: “l'Arte del legno a Padova. Norme, tecniche e opere dal Medioevi all'Età Moderna” e “La corporazione dei marangoni a Padova fra XIV e XIX secolo”.

Entrambi i testi sono stati pubblicati dalla casa editrice “il Prato” per la collana “Quaderni dell'Artigianato Padovano” curata da Giovanna Baldissin Molli.

 


Gli inventari a cui faccio riferimento sono tratti da atti notarili in cui si elencavano, per scopi ereditari, i possedimenti di falegnami deceduti.

Tali atti non sono certo di facile lettura e non risulta sempre possibile decifrarne con precisione tutto il cospicuo contenuto.

Per quel che riguarda i possedimenti del marangone Antonio Zilio della contrada di Torricelle del 1440, comunque, sono menzionati dettagliatamente più di duecento strumenti diversi.

Tra le molte voci di difficile comprensione, si possono trovare, in base alla mia interpretazione, i seguenti utensili:


  • una dozzina tra mazze, mazzuoli e martelli

  • una decina di scalpelli e sgorbie di vario tipo

  • quattro o cinque pietre ad olio per affilatura

  • sette tra scuri e asce di vario tipo

  • cinque squadre

  • un coltello a due manici

  • una sessantina di pialle di vario tipo

  • una decina tra lime e raspe

  • circa venticinque trivelle e trivellini di vario genere

  • cinque coltelli da intaglio

  • un piccone, badile e vanga, tenaglie, cesoie , etc.


Mentre tra gli strumenti lasciati in eredità da Bortolo intagliatore della contrada Volto dei Negri, in base ad un inventario del 1462, sembra sembra sia possibile distinguere:


  • otto seghe

  • una dozzina di pialle

  • quattro scuri

  • otto tra trivelle e trivellini

  • nove coltelli da intaglio

  • ventisei tra sgorbie e scalpelli

  • cinque squadre


Tutto questo oltre a diversi banchi d lavoro, recipienti e pentolini per scaldare colle di vario genere, strumenti per lucidatura e affilatura e così via.


Credo che questo materiale documentale rappresenti una buona base di partenza, per ripensare un'ipotetica ricostruzione di bottega! 

 



Se ti appassionano questi argomenti potrebbe interessarti anche “L'arte del legno tra Medioevo e Rinascimento”.


 

Share
Tweet
Pin
Share
No commenti

A partire dalla fine del Trecento, nel nord d'Italia si assiste allo sviluppo di un sempre maggior numero di segherie idrauliche (leggi qui) che danno finalmente la possibilità di reperire facilmente sul mercato legname già segato in tavole.

 

A: particolare del disegno raffigurante la costruzione dell'arca, Mediatheque d’Arras, ms 252, f.95v.    B: Particolare del ciclo di affreschi del Palazzo della Ragione di Padova.

 

Questi semilavorati però necessitano di essere refilati lungo i bordi, visto che, in seguito al taglio del tronco in segheria, le tavole si presentano con un profilo che ricalca la forma del fusto della pianta di origine.

Tavole segate prima della refilatura

Naturalmente esistono diverse tecniche che permettono di ottenere contorni debitamente dritti, ma un metodo storico, sperimentato tempo fa per profilare i fianchi di lunghe lance affusolate (leggi qui), si è dimostrato sorprendentemente efficace.

 

Ne testimoniano la correttezza, dal punto di vista storico, diverse interessanti rappresentazioni che ci danno l'idea di come questa operazione fosse eseguita, tra XIII e XV secolo.

Inizamo con  l'analizzare le due opere riprodotte in alto, in  Figura A e B: si tratta di un disegno raffigurante la costruzione dell'arca di Noè, che si trova in un manoscritto del nord d'Italia del '300 (Mediatheque d’Arras, ms 252, f.95v.) e  un particolare del ciclo di affreschi presenti nel salone del palazzo della Ragione di Padova (le pitture originali sono state attribuite a Giotto anche se rieseguite sullo stesso impianto in seguito ad un incendio occorso nel 1420 circa).
 

Entrambe le raffigurazioni citate ci illustrano maestranze intente nell'operazione di refilatura, mentre, stando in piedi sulla tavola in lavorazione, intervengono sul bordo della stessa, utilizzando una scure da lato (leggi qui) dal lungo manico.

 

Il peso del corpo dell'operatore, quindi, provvede a tenere fermo il materiale da refilare mentre la zona di pertinenza del lavoro, l'operazione svolta dalla scure, si viene a trovare in basso, sotto al livello delle suole.

 

Questa tecnica, utilizzata per la refilatura, permette all'occorrenza di asportare grandi parti di materiale, garantendo una sostanziale velocità di esecuzione, ma soprattutto, con alcuni accorgimenti, garantisce una grande precisione. 

 

Dettagli di un lavoro eseguito con questa tecnica, sul lato sinistro, già finito con lo stesso metodo si può percepire la precisione raggiungibile.
Per rimuovere rapidamente molto materiale, quando il lavoro lo richiede, si può utilizzare una forte sventagliata; se risulta necessario si può facilitare l'asportazione di grosse quantità di materiale, operando, prontamente, delle tacche laterali sulle sporgenze più vistose.
 
Quanto appena descritto si può ravvisare anche tra i bassorilievi dell'androne della basilica di San Marco a Venezia, ma c'è un altro particolare interessante, rappresentato nelle opere citate che può essere interpretato grazie all'esperienza diretta.
 

Particolare dei bassorilievi presenti sull'arcone dei mestieri della Basilica di San Marco, nella quale si può notare la presenza di tacche sul legno in lavorazione, utili a facilitare l'asportazione del materiale in eccesso, e il gomito in appoggio sulla gamba come previsto dalla tecnica di lavoro di seguito descritta.



Per cercare maggior precisione, infatti, occorre eliminare le oscillazioni causate dalla flessibilità della colonna vertebrale; si appoggia al corpo, quindi, il gomito del braccio che impugna anteriormente l'attrezzo, puntandolo sotto al bacino agendo con semplici movimenti dell'avambraccio.
 

Dimostrazione di refilatura durante la manifestazione "Villafranca nella Storia" del 9/10/2022.

Il punto di pressione tra gomito e corpo che funge da vincolo dipende dalla lunghezza del manico dell'attrezzo e può trovarsi anche lungo la gamba.
 
Dimostrazione di refilatura alla manifestazione "Villafranca nella Storia" (foto di Pierangelo Gatto)
 
Come si evincere anche da un particolare del manoscritto "Bedford Book of Hours" scritto tra il 1423 e il 1430, (Additional Ms. 18850), British Library, Londra. 

 

Particolare tratto dalla costruzione dell'arca del Bedford Book of House
Da questa posizione la mano più arretrata sul manico permette, facendo perno sulla mano anteriore, di controllare l'ortogonalità dell'intervento.

L'operazione, fatta in questo modo, si svolge in totale sicurezza grazie all'ingombro del corpo e al limite di movimento delle braccia che assicura che la zona di lavoro sia sempre nella porzione di legno anteriore ai piedi dell'operatore.

 




La postura appena descritta, ricavata dall'esperienza diretta, sembrerebbe essere proprio quella rappresentata nell'affresco di Padova.

 

Share
Tweet
Pin
Share
No commenti

 

Di recente siamo stati invitati da Giampietro Sala al Castello di Malpaga, per partecipare all'evento “Lux facta est”.


Il Castello Colleonesco è circondato da vari edifici; pertinenze dotate di ampi porticati che durante gli eventi rievocativi vengono destinate ad ospitare, a disponibilità del pubblico, diverse attività ricostruttive con finalità culturali o per dimostrazioni d'artigianato storico. 

 


Alcune installazioni, curate direttamente dagli organizzatori, ripropongono in pianta stabile ambienti arredati e botteghe visitabili, utilizzate a scopi didattici in svariate occasioni. 

 

Particolare della cereria allestita permanentemente al Castello di Malpaga.

Il nostro ospite ci ha accolti con gentilezza e cordialità, chiedendoci se fosse possibile allestire, in uno dei portici, una bottega attinente al tema della festa: la luce. 

 


Ci siamo quindi dedicati ad adattare le attrezzature della nostra bottega alle dimostrazioni richieste, portando al castello la ricostruzione di una laboratorio dedicato alla fabbricazione delle lanterne. 

 


Ricostruire in modo attendibile i vari passaggi lavorativi è stato possibile in quanto si tratta di processi già affrontati sperimentalmente, documentandoli nei dettagli in un apposito post (leggi qui).


Ecco alcune foto della bottega ricostruita in questa occasione:

 

Spaccatura iniziale dei tronchi mediente cunei.

Taglio delle porzioni utili alle varie parti della lanterna.


Vari processi di fenditura per la realizzazione delle stecche che costituiranno i montanti delle lanterne.





Rifintura delle superfici delle stecche.

Realizzazione delle tacche d'incastro per alloggiare le stecche sul disco inferiore.

Segnatura della lunghezza delle stecche.

Taglio a lunghezza pari dei piccoli montanti.

Realizzazione di un tenone tondo sulle estremità delle stecche montanti.

Tacche d'incastro sul cupolotto superiore.

Realizzazione dei fori-mortasa per alloggiare i montanti.


Prove di assemblaggio.


L'operazione del ritaglio della pergamena che fungerà da schermo sulla lanterna.






Share
Tweet
Pin
Share
No commenti

Durante la stagione rievocativa del 2022 abbiamo ricostruito il mestiere del fabbricante di ruote.

 


Era un'idea che inseguivamo da tempo: realizzato di disporre di tutti gli attrezzi necessari per costruire una ruota con tecniche arcaiche, abbiamo finalmente intrapreso il progetto.

 

Operazione di prima sbozzatura dei tenoni esterni sui raggi.

Il lavoro a questa proposta si è svolto dagli inizi di maggio, quando si è dato il via alla costruzione del particolare banco da lavoro, e contiamo di finire la prima ruota alla manifestazione Medievalia di Tregnago che si terrà il 3 e 4 settembre.

 

La rifinitura dei tenoni tondi.

Non ci abbiamo lavorato continuativamente, è ovvio; dei vari aspetti del lavoro svolto, comunque, scriverò più avanti, in un apposito post.

Per ora presento alcuni scatti della ricostruzione della bottega da noi curata.

Tenoni sbozzati e rifiniti sui raggi montati sul mozzo.

 
La realizzazione di una sezione del cerchio: operazioni di svuotamento dell'arco interno.

 



 


Operazioni di sagomatura dell'arco esterno della porzione di cerchio.



Una prova di assemblaggio delle varie porzioni che compongono il cerchio.




Share
Tweet
Pin
Share
No commenti
Meno Recenti

VIDUQUESTLA


Viduquestla

Là, dove più fitta cresce la foresta, troviamo i più grandi sia degli alberi che degli uomini.

Follow Us

  • facebook

Categories

Ultimi Post

Facebook

Blog Archive

  • febbraio 2023 (1)
  • ottobre 2022 (1)
  • agosto 2022 (2)
  • luglio 2022 (1)
  • dicembre 2021 (1)
  • novembre 2021 (1)
  • ottobre 2021 (1)
  • settembre 2021 (1)
  • agosto 2021 (1)
  • giugno 2021 (1)
  • aprile 2021 (1)
  • marzo 2021 (1)
  • gennaio 2021 (2)
  • novembre 2020 (1)
  • settembre 2020 (1)
  • agosto 2020 (1)
  • luglio 2020 (1)
  • giugno 2020 (2)
  • maggio 2020 (3)
  • aprile 2020 (1)
  • marzo 2020 (1)
  • febbraio 2020 (1)
  • gennaio 2020 (1)
  • dicembre 2019 (1)
  • novembre 2019 (2)
  • ottobre 2019 (2)
  • settembre 2019 (2)
  • luglio 2019 (5)
  • giugno 2019 (2)
  • maggio 2019 (1)
  • aprile 2019 (3)
  • marzo 2019 (2)
  • febbraio 2019 (1)
  • gennaio 2019 (4)
  • dicembre 2018 (3)
  • novembre 2018 (2)
  • ottobre 2018 (3)
  • settembre 2018 (3)
  • agosto 2018 (7)
  • luglio 2018 (7)
  • luglio 2013 (2)

Viduquestla All Right Reserved | customized by IMAGETECH| Theme by ThemeXpose |