De ludo scachorum nel Rinacimento: Luca Pacioli VS Leonardo da Vinci.
No, non si tratta
della cronaca di una partita svoltasi tra i due geni, grandi
protagonisti del Rinascimento italiano, bensì di alcune riflessioni
sulla paternità dei disegni degli scacchi rappresentati nel trattato
“De ludo scachorum” di Luca Pacioli.
Una ricostruzione di scacchi ispirati al disegni del trattato di Luca Pacioli |
Trovo la storia di
questo manoscritto “Sul gioco degli scacchi”
particolarmente avvincente.
Il trattato, omaggio
alla marchesa di Mantova Isabella d'Este, è stato creduto perduto per
lungo tempo e la sua esistenza era attestata solo attraverso un paio
di carteggi antichi che lo citavano.
Primo fra tutti
compare un richiamo in una lettera dedicatoria del “De viribus
quantitatis” dello stesso Autore che cita uno “[...] iocondo
et alegro tractato de ludis in genere cum illicitorum reprobatione
spectialmente di quello de scachi in tutti i modi detto schifanoia et
alle excellentia dal segnoir Marquese et Marchegiana di mantoa
Francesco go'zaga e' Isabela extense' a quelii dedicato [...]”.
Questo scritto del
1496 allude evidentemente ad un più ampio libro dedicato ai giochi,
forse ancora in fase di stesura, che doveva comprendere anche un
trattato sugli scacchi.
La seconda citazione
datata 29 dicembre 1508 è più precisa a riguardo e testimonia
l'esistenza di un testo autonomo dedicato al solo gioco degli
scacchi.
Si tratta di una
missiva rivolta all'allora Doge di Venezia Leonardo Loredan in cui
Luca Pacioli chiede, oltre alla ristampa della sua “Summa”,
il privilegio di vedere stampati anche i suoi trattati “De
divina proportione”, “De viribus quantitatis”,
“Euclide” ed il “De ludo scachorum”.
Poi del documento
non si seppe più nulla per quasi 500 anni.
Nel dicembre del
2006 il bibliologo Duilio Contin, grazie alla sua familiarità con la grafia
dell'Autore, riconosce, custodite assieme ad altri libri e documenti
storici dalla Fondazione Coronini Cronberg di Gorizia, le
48 carte autografe che compongono l'opera sugli scacchi di Luca
Pacioli.
Si tratta di 96
pagine in cui vengono presentati 114 “partiti” di cui 87 giocati
alla vecchia maniera (con le regole di gioco medievali) e 27 con le
nuove regole “a la rabiosa” (quelle che conosciamo anche oggi).
I disegni che
arricchiscono la descrizione delle 114 situazioni di gioco
rappresentano una scacchiera sulla quale si muovono, stilizzati,
scacchi rossi e neri.
Su questi disegni,
appunto, circola la voce, non confermata ne' smentita, che siano
opera di Leonardo da Vinci, che in quegli anni era in effetti in
contatto con Luca Pacioli.
Leonardo collaborò
per lungo tempo col matematico per i quale fece i disegni dei
poliedri e sviluppò la forma di nuovi caratteri capitali; entrambi
lavori che compaiono nel “De divina proportione” di Pacioli.
La cosa è
possibile, quindi, soprattutto tenendo presente il periodo di durata
di questa collaborazione è lo stesso in cui, in base alla data dei
carteggi sopra descritti, si sviluppò anche il trattato sugli
scacchi.
I due si conobbero a
Milano nel 1496 ed il “De divina proportione”,
che contiene il frutto del loro lavoro comune, venne stampato nel
1509.
Bisogna considerare,
del resto, che tra le molteplici testimonianze relative alla loro
collaborazione, scritte di loro pugno, non v'è cenno alcuno al
disegno degli scacchi.
Luca Pacioli
ribadisce nel De viribus quantitatis: “ […] ne fo
discorso con le supraeme et legiadrissime figure de tutti
li platonici et mathematici corpi regulare et dependenti
che in prospectivo disegno non è possibile farli meglio, […]
facte et formate per quella ineffabile senistra mano [...]
del prencipe oggi fra' mortali pro prima fiorentino Lionardo
nostro da Venci, in quel foelici tempo che insiemi a'
medesimi stipendii nella mirabilissima città di Milano ci trovammo”.
Ancora: “ […]
in quello che facemmo della 'Divina Proportione' alla excellentia dal
Duca de Milano Ludovico Maria Sforza, apieno provano, e suo effecto
largamente manifesta l'opera del nostro Leonardo Venci,
compatriota fiorentino, quando con tutta forza feci in ditto libro de
sua gloriosa mano li corpi mathematici […]
Anche nel “Codice
Atlantico” di Leonardo da Vinci, del resto, si trovano diversi
riferimenti ai lavori di Luca Pacioli; alcuni disegni e schizzi
tracciati da Leonardo rappresentano problemi e giochi proposti dal
matematico nel “De viribus quantitatis” e tra le tante
'citazioni' spicca la nota: “Impara da maestro Luca la
moltiplicazione della radice”.
Tra tutte queste
attestazioni di stima reciproca, in cui vengono più volte menzionati
i lavori fatti in comune, in ogni caso, dei disegni degli scacchi non
si fa cenno.
Il fatto che le
illustrazioni degli scacchi in questione non fossero una
rappresentazione fittizia e grafica, ma la resa bidimensionale di
scacchi reali, realizzati al tornio, del resto, sembra trovare
precise conferme in rappresentazioni pittoriche coeve, in cui i pezzi
ricalcano le forme tracciate sul trattato di Luca Pacioli.
Ci piace pensare che
scacchi di questa foggia siano esistiti veramente e, con la
collaborazione del rievocatore e ricostruttore Juergen Gaebel,
abbiamo interpretato i disegni per realizzare un set di scacchi.
Le foto di tale
lavoro fanno da corredo a questo post.
Scacchi in lavorazione |
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