Gli attrezzi dei falegnami secondo gli inventari del XV secolo

La mentalità dell'uomo moderno abbonda, spesso, di preconcetti che possono alterare significativamente la sua interpretazione su vari aspetti della nostra storia.

Tra i tanti, uno è sicuramente generato dalle esperienze post industriali che, a partire dalla fine del settecento, hanno sempre più fissato nel nostro immaginario l'idea di una sostanziale povertà, degli artigiani dei tempi passati.

 


Racconti, romanzi, fiabe e rappresentazioni pittoriche, nate e divulgate dall'ottocento in poi, ci hanno ripetutamente recitato un copione secondo il quale questa categoria si debba trovare in ristrettezze economiche ed in una continua, poetica quanto precaria, lotta con le avversità della vita.

Questa situazione può essere vera, certo, per tutti i periodi in cui la concorrenza dell'industria ha sottratto committenze agli artigiani che hanno dovuto, per sopravvivere, trincerarsi in provvidenziali nicchie di mercato.


Quando, però, le mani dei maestri delle varie arti, rappresentavano l'unica risorsa capace di dare risposte alle esigenze del mercato, quando l'industria ancora non era in grado di fornire in modo massiccio oggetti di ogni tipo prodotti in serie, le capacità della categoria degli artigiani costituivano l'unica soluzione possibile alla fame di beni di un mondo in continua crescita.

 

 


Non esistendo produzioni industriali, TUTTI gli oggetti necessari nel quotidiano venivano generati dall'intraprendenza e abilità degli artigiani; possiamo aspettarci pertanto che da questa operosità derivasse un certo benessere economico.

Credo che la visione, distorta, di sostanziale indigenza dell'artigiano, spesso si rifletta anche nella nostra percezione dei beni in suo possesso e in particolare della qualità e della quantità delle attrezzature di cui potesse disporre nella propria bottega, che spesso viene rappresentata in modo troppo frugale e spartano.

A cancellare definitivamente la visione di un falegname medievale povero, con pochi attrezzi arrugginiti appoggiati su un banco di lavoro fatiscente, concorrono sicuramente le fonti scritte, che, più di quanto possano fare le sole raffigurazioni artistiche (pittoriche o scultoree), ci testimoniano una realtà ben differente. 

 


Per quel che riguarda i possedimenti dei falegnami ho trovato interessanti gli inventari divulgati da Piera Ferraro attraverso due sue pubblicazioni: “l'Arte del legno a Padova. Norme, tecniche e opere dal Medioevi all'Età Moderna” e “La corporazione dei marangoni a Padova fra XIV e XIX secolo”.

Entrambi i testi sono stati pubblicati dalla casa editrice “il Prato” per la collana “Quaderni dell'Artigianato Padovano” curata da Giovanna Baldissin Molli.

 


Gli inventari a cui faccio riferimento sono tratti da atti notarili in cui si elencavano, per scopi ereditari, i possedimenti di falegnami deceduti.

Tali atti non sono certo di facile lettura e non risulta sempre possibile decifrarne con precisione tutto il cospicuo contenuto.

Per quel che riguarda i possedimenti del marangone Antonio Zilio della contrada di Torricelle del 1440, comunque, sono menzionati dettagliatamente più di duecento strumenti diversi.

Tra le molte voci di difficile comprensione, si possono trovare, in base alla mia interpretazione, i seguenti utensili:


  • una dozzina tra mazze, mazzuoli e martelli

  • una decina di scalpelli e sgorbie di vario tipo

  • quattro o cinque pietre ad olio per affilatura

  • sette tra scuri e asce di vario tipo

  • cinque squadre

  • un coltello a due manici

  • una sessantina di pialle di vario tipo

  • una decina tra lime e raspe

  • circa venticinque trivelle e trivellini di vario genere

  • cinque coltelli da intaglio

  • un piccone, badile e vanga, tenaglie, cesoie , etc.


Mentre tra gli strumenti lasciati in eredità da Bortolo intagliatore della contrada Volto dei Negri, in base ad un inventario del 1462, sembra sembra sia possibile distinguere:


  • otto seghe

  • una dozzina di pialle

  • quattro scuri

  • otto tra trivelle e trivellini

  • nove coltelli da intaglio

  • ventisei tra sgorbie e scalpelli

  • cinque squadre


Tutto questo oltre a diversi banchi d lavoro, recipienti e pentolini per scaldare colle di vario genere, strumenti per lucidatura e affilatura e così via.


Credo che questo materiale documentale rappresenti una buona base di partenza, per ripensare un'ipotetica ricostruzione di bottega! 

 



Se ti appassionano questi argomenti potrebbe interessarti anche “L'arte del legno tra Medioevo e Rinascimento”.


 

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