Fenditoio o ferro da scandole: caratteristiche ed utilizzo di un attrezzo quasi scomparso.

Spesso capita di dover fendere grosse pezzature di legno per sbozzare la forma che si andrà a lavorare successivamente, quando si dovrà rifinirne con maggior precisione le superfici ed i vari dettagli.
Spaccare il legno lungo le fibre, in questi casi, offre alcuni vantaggi rispetto ad altri tipi di lavorazione.
In primo luogo l'operazione è più veloce poiché risulta molto più facile separare il legno lungo le fibre piuttosto che segarlo od asportarne le parti in eccesso con altre tecniche, per quanto esse possano essere facilitate da elettro-utensili.
Fenderlo, soprattutto, dà la possibilità di iniziare a esaminare il pezzo che abbiamo in mano, verificandone la compattezza delle fibre, eventuali difetti, la direzione delle venature o loro critici cambi di direzione.

Mazzuolo e fenditore, attrezzi utilizzati per questo genere di operazione
Quindi l'operazione che si sta compiendo manualmente offre l'occasione di interpretare al meglio tutte le caratteristiche del legno, per la realizzazione del progetto che abbiamo in mente.
Questo studio preliminare, insomma, ci permette di iniziare a conoscere il materiale appena messo in opera, affrancandoci da brutte sorprese che potrebbero complicare il lavoro in fasi successive.
Per fendere il legno lungo le precise linee da noi scelte non ci si può però affidare all'azione dinamica di una scure, la cui imprecisione potrebbe creare danni alle fibre del legno, sottoponendole a stressanti colpi col rischio di pregiudicare la compattezza della parte che ci serve integra.
Per questo si agisce appoggiando una lama sulla superficie, nel punto in cui si vuole generare la fenditura, per batterla col mazzuolo, facendola penetrare per divaricare e separare le fibre.
Se per piccoli lavori per questa operazione può bastare una accetta o una scure, quando si debbono fendere superfici più estese è bene affidarsi ad un fenditoio: una pesante lama con manico a squadra conosciuta anche come “scandolara” o “ferro per scandole” (splitting froe, in lingua anglosassone).

L'utilizzo di un fenditore
Infatti esso veniva utilizzato principalmente per ricavare scandole, sottili tavolette adatte per le coperture dei tetti in legno, ma è uno strumento che può risultare efficace anche per la realizzazione di tavolame, raggi di ruota, sgabelli o pezzature per zoccoli, ciotole o vassoi.
Il “Grande manuale degli utensili” di Albert Jackson e David Day, ne attesta l'origine presso gli antichi romani pur non fornendo documentazione a sostegno di tale affermazione.
I ritrovamenti risalenti all'epoca classica, in effetti sono rari, ma, probabilmente, la tesi è dovuta alla funzione primaria dell'utensile: produrre le scandole che, secondo il De Architectura di Vitruvio Pollione (I sec. A C.), ricoprirono gli edifici di Roma, per centinaia di anni, prima di venire sostituite dai coppi in laterizio.
Esistono del resto svariate testimonianze dell'utilizzo di scandole in tutta Europa, anche in epoca medievale ed in statuti ed atti notarili di quel periodo se ne definiscono addirittura misure, materiali e proporzioni: tutti dettagli stabiliti per legge.
A causa del timore degli incendi l'uso di scandole scemò, in Italia, a partire dal 1700, e rimase quale particolarità architettonica solamente in alcune valli dell'arco alpino od in sporadiche, isolate costruzioni.

Forse a causa della drastica diminuzione dell'utilizzo di questi manufatti, oltre che al disuso generale che ha coinvolto gli utensili manuali, il fenditoio risulta essere, oggi, a dispetto della sua reale efficacia, un attrezzo raro da incontrare.
Esso è formato da una lunga lama robusta, con cuneo molto aperto e manico montato ortogonalmente sul lato opposto al tagliente.
Come già accennato, poggiata la lama sul pezzo da fendere, tenendo il manico in verticale, si batte sul dorso, provvisto di apposito rinforzo, con un mazzuolo di legno.

La lunga lama è pensata per divellere e separare le superfici affondando nella materia lignea senza rimanervi incastrata; su di essa, infatti si può agire ripetutamente grazie al manico ed alla porzione di punta della lama che risultano affioranti dal materiale in lavorazione.
Il manico innestato a novanta gradi si offre inoltre come un'efficace leva, che permette di torcere l'attrezzo all'interno della fessura per sollecitare il divaricamento dei pezzi di legno.

L'operazione di leva col manico per aprire la fenditura
Questo, a parere mio, risulta essere uno dei pochi attrezzi, se non l'unico tra quelli utilizzati per la lavorazione tradizionale del legno, con il quale questa operazione di leva, che tende a sollevare le fibre aumentando l'inclinazione della lama, è praticabile con reale efficacia.
Con sgorbie, scalpelli, scuri o accette, al contrario, sconsiglio vivamente questa pratica, sia per l'impossibilità di governare l'effetto ottenuto, sia per l'azione potenzialmente deleteria sul filo del tagliente.
Con l' utensile di cui stiamo parlando, però, si eseguono lavori di sbozzatura preliminare in cui il controllo sull'azione fendente può essere secondario (o affidato ad altre accortezze); l'affilatura dell'attrezzo, per di più, non necessita di essere molto curata e precisa (in accordo con la larga sezione a cuneo e con la funzione stessa della lama), conseguentemente, facendo leva sul manico, non si corre il rischio di danneggiare il filo durante la manovra di torsione.


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