2°- Introduzione alla falegnameria tradizionale. Angoli di lavoro e direzioni preferenziali.

I due distinti casi di tecniche di utilizzo di una lama tagliente sul legno che ho esemplificato (leggi qui) si differenziano essenzialmente in base all'angolo di lavoro col quale l'attrezzo entra in contatto col materiale.


L'angolo più appropriato dipende dalle caratteristiche del legno in lavorazione e varia non solo in base alla durezza e compattezza del legno, ma anche in base all'inclinazione delle venature rispetto alla superficie nel punto in cui si va ad operare.

Questo aspetto oltre a coinvolgere essenzialmente, gestualità, istinto ed esperienza personale, viene a delineare quella che potremmo definire come un'autentica “grammatica” della lavorazione, con direzioni di lavoro preferenziali e sequenze obbligate che finiscono per definire delle precise regole di cui occorre tener conto nel concepire nel miglior modo progetti articolati.

Nonostante la difficoltà a trasmettere per iscritto i riscontri di esperienze così particolari e prettamente individuali, esistono alcuni argomenti che possono risultare utili a chiunque, oggi, voglia dedicarsi alla lavorazione manuale del legno.

Nella maggior parte dei casi è importante, operando su una superficie, dare priorità alla componente di taglio, cercando di evitare che prendano piede fenomeni profondi, o troppo lunghi, di fenditura

Quest’ultima, infatti, è accettabile, sempre in proporzioni limitate, solamente durante la sbozzatura del pezzo e deve diminuire progressivamente man mano che ci si avvicina alla forma desiderata.
Bisogna curare, quindi, che perlopiù lavori il dente della lama rispetto al dorso della stessa, che anzi deve rimanere, ben sollevato dalla superficie del legno
 
Per fare questo, al di là del tipo di lavorazione e di ogni sua eventuale variabile, è importantissimo distinguere il giusto verso d’intervento, che, in base all’inclinazione del taglio da eseguire rispetto alle venature presenti nel legno, p essere sempre uno solo. 

La direzione di lavoro errata, visibile in A, apre linee di fenditura verso l'interno del legno.
Quella corretta in B crea spaccature che facilitano il distaccamento del truciolo.

In pratica, per garantire un trattamento di qualità ed ottenere una superficie liscia, bisogna agire nella direzione che consente di staccare trucioli maggiormente corti. 
La lama deve muoversi insomma in quella direzione che permette alla fibra di “aprirsi” verso l'esterno, respingendo per così dire l'utensile, invece di farlo affondare nel legno.

Bisogna generare quindi trucioli molto corti e sottili, cercando in questo la collaborazione delle naturali linee di fenditura del legno. 
Le linee di fenditura generate dall'attrezzo si devono propagare verso il truciolo di scarto e non in direzione della superficie che si sta lavorando. 
 
In questo modo si ottiene dal materiale stesso una sorta di effetto di allontanamento dell’utensile dalla superficie che si vuole “scoprire”.  
Essa va cercata con caparbietà, grazie a manovre successive ripetute dall’artigiano. 

 
Ovviamente partendo da questa direzione che viene definita a “favore di vena”, o “lungo vena”, ci si può spostare fino ad arrivare a tagli ortogonali alle fibre, definiti “traverso vena”, ma è altamente sconsigliabile agire “contro vena”, in quanto questa azione genererebbe spaccature e superfici scabre. 
 
Una volta trovata la corretta direzione di lavoro, occorrerà quindi operare a ritroso, partendo dal fondo per risalire in modo che l'attrezzo finisca sempre il suo movimento sulla superficie già lavorata.

Questo argomento è comunque molto vasto ed è purtroppo impensabile trattarlo completamente in questa sede; torneremo su alcuni aspetti relativi alla grammatica di lavoro con i prossimi post.

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