Una targa da torneo del XV secolo

Sicuramente il tipo di scudo che può avvalorare maggiormente la teoria della realizzazione mediante “scavo dal pieno” (leggi qui) è quello che presenta una doppia curvatura lungo assi perpendicolari tra loro.

In questo caso, infatti, risulterebbe impossibile curvare il legno nei due sensi evitando che la piegatura delle fibre lungo un asse finisca per annullare l'altra, raddrizzandola.
Per quel che riguarda le rotelle bombate del XV/XVI secolo, comunque, sembrerebbe aver maggior credito, almeno per quelle realizzate in Italia, l'ipotesi di un assemblaggio mediante sottili strati fatti da doghe accostate, sovrapposte con le venature orientate ortogonalmente.
Per quel che riguarda le targhe da torneo dello stesso periodo, in assenza di dati analitici dei reperti esistenti, l'utilizzo di tecniche scultoree mi sembra un'ipotesi ancora probabile.

La targa, realizzata sperimentalmente da noi, in lavorazione
In particolare il ricco esemplare di targa con gli stemmi araldici della famiglia Haller e Imhof di Norimberga, attualmente custodita al Philadelphia Museum of Art col numero d'inventario 1977-167-742, sembra avvalorare notevolmente questa tesi.
L'intera targa è costruita in modo da simulare un cartiglio parzialmente ripiegato con affusolati riccioli sulle estremità che alimentano la sensazione si tratti di una scultura lignea.
Indubbiamente siamo di fronte ad un bellissimo esempio che ci piacerebbe replicare prima o poi, ma per prendere un po' di confidenza con la curvatura tipica di questi oggetti, per il momento, abbiamo preferito dedicarci alla replica di un esemplare dalle caratteristiche più comuni, scegliendo la targa appartenuta a Wilhelm III V. Hessen, attualmente custodita all'UnversitatsMuseum di Marburg col numero d'inventario 3189.
Il materiale informativo facilmente reperibile a riguardo è piuttosto dettagliato e ci ha permesso di ricostruire in modo alquanto fedele la particolare curvatura distintiva di questo genere di manufatti.
Si tratta in effetti di una piega tutt'altro che intuitiva e di difficile interpretazione che segue l'andamento di un paraboloide iperbolico.
Rappresentazione di un paraboloide iperbolico
L'andamento delle superfici di questo genere è ottenuto “curvando” un piano, lungo due assi x e y, perpendicolari fra loro, nelle due direzioni opposte.
Si ottiene così una “forma” molto resistente ed elastica.
L'andamento di questa curva è di difficile interpretazione già da solo, nel caso della targa in questione si introduce per di più un flesso nella parte superiore che riporta la curvatura verticale esterna da concava a convessa ed una serie di creste equidistanti, che formano una costolatura parallela all'asse verticale.
I profili della targa, inoltre, sembrano tagliati appositamente in modo tale da azzerare l'effetto della prospettiva e dare la sensazione, alla sola visione frontale, che si tratti di un più semplice piano rettangolare, nascondendo la reale profondità della concavità verticale.

Proiezioni ortogonali della targa da noi realizzata
Per ricostruire questa targa siamo quindi dovuti ricorrere a diversi schizzi e disegni preparatori, che ci hanno permesso di analizzarne la sua forma sotto ogni punto di vista.
Grazie a questi schizzi abbiamo ricavato delle quote di profondità che, una volta riportate nel legno attraverso appositi fori, ci hanno guidato nel rintracciare l'andamento della curva durante le operazioni di scavo.
L'assemblaggio delle doghe è stato dedotto dal confronto di diversi manufatti originali di questo tipo, laddove il legno esposto o la presenza di crepe visibili potevano dare indizi inerenti a possibili punti di giuntura tra le diverse parti.

Alcune targhe con le fratture ripetitive che ci hanno suggerito il possibili modo di assemblaggio
Inoltre, per avere una disposizione ottimale delle fibre di legno, s 'è optato per l'assemblaggio di quattro fasce verticali di sezione 12 x 11 cm, ognuna delle quali composta da diverse parti: le due centrali composte da due monconi assemblati con un angolo di 105 °, e le due esterne composte da tre parti pensate per presentare, alla giuntura, un angolo di 135 °.
Schematizzazione dei due tipi di fasce e rappresentazione delle diverse direzioni di lavoro
Questa composizione ha complicato non poco l'operazione di scavo creando una frammentazione delle direzioni preferenziali di lavoro lungo vena, difficoltà alla quale si è ovviato prediligendo un sostanziale lavoro di scavo, con l'ascia, effettuato traverso vena.
Una volta assemblate le varie parti s'è quindi proceduto ad eseguire lo scavo fino a raggiungere la sbozzatura della forma desiderata, grazie ai segni lasciati dai fori di profondità.


Le operazioni di scavo sono state sicuramente la parte preponderante di tutto il lavoro
Sempre con ascia, coltello a due manici e pialla con suola curva s'è quindi provveduto a raffinare maggiormente le superfici, realizzando nel contempo le costolature verticali.


Abbiamo considerato finito tale lavoro sulla struttura lignea una volta che si sono potute verificare le proporzioni prefissate dalle misure dell'originale di riferimento. 


Durante le operazioni di rifinitura successive si è utilizzata carta abrasiva.


Per il rivestimento interno abbiamo deciso di utilizzare della pergamena molto sottile e per quello esterno della pelle bovina un po' più spessa.
La pergamena durante la messa in forma
La pelle esterna durante la emssa in forma
Queste membrane sono state messe in forma separatamente, dopo averle bagnate, ed una volta asciutte le si è incollate alla superficie lignea. 

L'involucro in pergamena prima dell'incollaggio
Per prima si è posizionata la pergamena sul lato interno sulla quale si sono potuti fissare gli apparati metallici, da noi realizzati su ispirazione di quelli, considerati originali, della targa conservata all'UnversitatsMuseum di Marburg.


Ribattuti i ferri esternamente s'è provveduto a ricoprire tutto con la pelle, uno strato di lino e quattro mani di gesso di Bologna.
La prima mano di gesso

Cinghie e fibbie sono state assemblate per ultime.


Ecco quindi il risultato finale:


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