La curvatura degli scudi medievali: spunti e riflessioni
Ritenere che la
curvatura degli scudi medievali fosse ottenuta flettendo
delle tavole, senza considerare altre ipotesi, a mio avviso potrebbe
essere errato.
Un'impostazione
mentale scorretta può introdurre, credo, ad errori d'interpretazione
che si ripercuotono su tutti i processi di lavorazione che ci si
appresta ad effettuare, quando ci si occupa di ricostruzioni.
Queste inesattezze
potrebbero derivare, per esempio, dalla consuetudine a manipolare
semilavorati di stampo moderno.
Infatti, oggigiorno,
risulta automatico progettare le nostre repliche partendo dalle
tavole perfettamente rettilinee, caratterizzate da tagli precisi e
puliti, che si trovano in commercio.
Non è certo questo
l'aspetto con cui il legno, più frequentemente si reperiva in
natura, un tempo. Conseguentemente la domanda da porsi dovrebbe
essere: “Poteva aver senso in epoca medievale lavorare alla
realizzazione di un pannello perfettamente rettilineo per poi doversi
impegnare ulteriormente per curvarlo?”
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La superficie convessa e quella concava della ricostruzione di uno scudo triangolare |
Tenendo conto che il
forzare le fibre di legno ad assumere una piega ortogonale alla
direzione delle venature può causare tensioni all'interno del
materiale tali da comprometterne la compattezza e che la
realizzazione a mano di una superficie piana risulta laboriosa
esattamente quanto il farne una concava (quella convessa
probabilmente è di più semplice esecuzione), l'ipotesi che venisse
forzata la flessione di tavole inizialmente dritte sembra perdere
consistenza.
Particolare del pannello curvo per uno scudo formato da quattro doghe affiancate |
L'unico appunto che
si potrebbe fare a favore di una simile tesi riguarda l'automazione
data dalle segherie idrauliche che permise, a partire dal basso
medioevo, di immettere con una facilità prima sconosciuta, sul
mercato, tavole già segate (leggi qui).
Come già detto
(qui) queste tavole erano caratterizzate, però, da una conformazione
delle fibre “a fiamma”, data dalla leggera conicità del fusto al
quale le lame mosse meccanicamente non potevano adeguarsi non
operando perfettamente lungo la direzione delle fibre.
Un'approssimazione
non da poco, a mio avviso.
I problemi che ne
sarebbero potuti derivare erano ancora una volta di solidità, visto
che avere un materiale caratterizzato da fibre parallele in tutta la
sua lunghezza garantisce sicuramente maggior compattezza a qualsiasi
manufatto.
Credo inoltre che
gli scudi in questione si siano evoluti nei secoli con sostanziale
continuità, cambiando nella forma e nell'utilizzo man mano che
variavano le esigenze belliche, ma non molto nella sostanza.
C'erano sicuramente,
per di più, precisi standard qualitativi da rispettare e maestranze
specializzate, capaci di soddisfare tali esigenze.
Uno scudo triangolare realizzato mediante scavo della curvatura del legno |
Per tutte queste
ragioni credo che le doghe degli scudi venissero realizzate, partendo
dal legno pieno, già concave, lavorando il più possibile lungo le
venature del legno, facendo in modo che il materiale, una volta
assemblate le assicelle, venisse a formare la curvatura desiderata
senza bisogno di essere sottoposto a tensioni o sollecitazioni
ulteriori.
Un'altra ipotesi di
lavoro, che risulta plausibile a mio avviso soprattutto in presenza
di bombature o doppie curvature lungo assi ortogonali tra loro,
potrebbe essere quella di scavare concavità e convessità dello
scudo dal pieno dopo aver assemblato le tavole in spessori adeguati
di legno massiccio.
L'assemblaggio di pesanti sezioni di legno e la traccia per la realizzazione di uno scudo tondo |
Lo sacvo della concavità interna eseguito tramite ascia |
La leggerezza del supporto ligneo una volta finito il lavoro di scavo |
Credo risulti
difficile, se non impossibile, dimostrare in modo inconfutabile
queste mie tesi e molto probabilmente bisognerebbe analizzare ogni
singolo caso pervenutoci in modo approfondito, visto che
probabilmente le tecniche utilizzate di volta in volta potrebbero
essere state influenzati dagli attrezzi e dai materiali a
disposizione degli artigiani oltre che dalle consuetudini di bottega
tramandate nel tempo.
Tuttavia non
possiamo sottovalutare la presenza di specifici attrezzi
tradizionali, che, seppure rari, venivano usati proprio per eseguire
un analogo tipo di lavorazione, in tempi più moderni, per la
realizzazione di larghe doghe di botti.
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Schema raffigurante il funzionamento di un fenditoio curvo per la realizzazione di doghe |
Si tratta di
fenditoi (leggi qui) particolari, caratterizzati da lame curve che
permettevano di separare, direttamente dalla porzione di tronco, le
assicelle già curve, che una volta debitamente rifinite, andavano a
comporre la circonferenza della botte.
Molto meno rare, del
resto, risultano essere le testimonianze di epoca medievale di
attrezzi che si dimostrano adeguati al successivo ritocco e
perfezionamento delle assicelle così ottenute.
L'uso di un coltello a due manici caratterizzato da profilo curvo per la rifinitura della superficie interna di uno scudo |
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