Pettini in legno ad “H”

Questa tipologia di pettini è in uso dall'antichità fino a tempi relativamente recenti e deve la sua denominazione alla particolare forma.

 

 

Su una superficie sostanzialmente rettangolare si vanno a realizzare due file di denti contrapposti: la struttura solida del pettine, quindi, prende la forma della lettera H.

 

In questi particolari oggetti uno dei due lati presenta denti più grossi è radi ed è quella che possiamo ipotizzare venisse utilizzata per pettinare i capelli.

 

 

L'altro lato, incredibilmente fitto, veniva utilizzato per la pulizia della chioma dai parassiti.

 


Diversi ritrovamenti testimoniano, infatti, come la particolare serie, così folta, potesse arrivare a rimuovere uova e lendini dai capelli preservandone, a distanza di secoli, ancora tracce tra la dentatura.

Viene logico, pertanto, ipotizzare che l'impiego della chimica, con funzione antiparassitaria, abbia sostanzialmente relegato questi oggetti a ruoli man mano più marginali fino a farli uscire del tutto dal nostro quotidiano.

 


 

Se i più antichi ritrovamenti ci testimoniano l'utilizzo di materiale organico come corno, avorio e osso, in tempi più recenti si moltiplicano i casi di pettini realizzati in legno.

Quale che sia il materiale utilizzato questi reperti ci restituiscono la testimonianza di una grande abilità manifatturiera data la difficoltà di realizzare le lunghe sequenze di tagli paralleli necessari a formare le due file di denti.

 

 

Replicare la fila di tagli sul lato più rado, può già, presentare notevoli difficoltà e richiede applicazione e pratica, ma è tutto sommato fattibile.

Il vero mistero è come riuscire a realizzare il lato più fitto, per fare il quale, non occorre semplicemente assottigliare i denti ravvicinando le divisioni che ne delineano la forma, ma occorre effettuare dei tagli di larghezza infinitesimale per operare i quali è difficile reperire lame seghettate sufficientemente sottili.

 


Alla prova pratica lo spessore di una lama di 0,3 mm ottiene tagli grossolani e non sufficientemente sottili, e, per ottenere una dentatura scorrevole e liscia occorre poi applicarsi in altri passaggi di levigatura sulla superficie interna dei denti, andando ad aumentare ancora l'intervallo che li separa.

 


 

Le lame in questione risultano tra l'altro estremamente fragili e, quando si passa a lame di spessore inferiore (difficilissime da reperire) basta un movimento inappropriato durante il taglio di queste infinite serie per mandare la lama in frantumi.

 

 

Insomma, ancora una volta siamo di fronte alla testimonianza delle altissime abilità degli artigiani dei tempi passati, che ebbero modo di sviluppare tecniche e processi lavorativi in condizioni di sviluppo continui.

 


Noi abbiamo tentato di emulare alcuni dei loro lavori ed i risultati si possono vedere nelle immagini qui pubblicate.

 


 

 

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