La ricostruzione di un'ascia medievale

 

Le asce simili a quelle di foggia medievale che uso normalmente sono state acquistate in diversi mercatini d'antiquariato.

 

Generalmente le restauro rispettando la loro storia e tendo ad immanicarle ricostruendo un'impugnatura nuova della stessa forma di quella originale danneggiata o inutilizzabile.

Sostituzione del manico di una vecchia ascia
 

Questo comporta, ovviamente, la consapevolezza di ottenere un risultato non del tutto adatto agli scopi rievocativi.

La struttura dell'attrezzo, composto da una lama smontabile fissata al manico mediante ghiera e cuneo (leggi qui), sembra essere la stessa, ma la forma e la foggia dell'attrezzo sono lievemente differenti dalle sue rappresentazioni di epoca medievale.

La discordanza più visibile è indubbiamente l'estensione del manico che nelle asce rappresentate in diverse opere medievali è molto più lungo e mostra una caratteristica forma flessa di difficile interpretazione.

L'utilità di un manico più corto è immediatamente comprensibile: si elimina l'ingombro dato dalla porzione che si viene a trovare oltre il punto di impugnatura ottenendo un attrezzo più maneggevole adatto a lavorare anche in spazi angusti (all'interno di ciotole o in stretti pezzi di forma concava).

Che scopo potesse avere un manico così lungo non è altrettanto intuibile.

Escludendo a priori l'utilità di sventagliate potenti che sarebbero ottenibili utilizzando la leva del manico, sono portato ad ipotizzare che potesse fornire un vincolo in appoggio per ottenere maggior precisione in certi tipi di lavorazione (con tecniche assimilabili a quella descritta qui).

L'occasione per provare a lavorare con attrezzi più conformi agli standard medievali mi è stata fornita da un paio di teste d'ascia rinvenute, come al solito ad un mercatino, in una cassetta di vecchi ferri arrugginiti; le lame erano pressochè irriconoscibili e prive di manico e ghiera.

In uno dei due casi, per dotarle la testa di un adeguato anello metallico che fungesse da vincolo con il manico in legno mi sono ispirato ad un ritrovamento della mia zona: un'ascia basso-medievale rinvenuta nel fiume Adige, in prossimità di Legnago, oggi conservata assieme ad altri attrezzi nella Casa-Museo della Fondazione Fioroni di Legnago (di cui ho parlato anche qui).

La testa originale rinvenuto nelle acque dell'adige, oggi custodita nella Casa-Museo della fondazione Fioroni (foto scattata da Cesare Paganini, pubblicata su gentile concessione dello stesso)

 

Nell'altro caso mi sono ispirato, pur mantenendo le proporzioni dell'originale appena citato, ad una raffigurazione che compare nel "Cristo spogliato sul Calvario", quadro del 1505 conservato alla Pinatoteca Nazionale di Siena (segnalatomi dall'amico Andrea Carloni).

La ricostruzione realizzata da me a confronto con l'attrezzo rappresentato nel dipinto "Cristo spogliato sul Calvario", attribuito ad un collaboratore di Francesco di Giorgio Martini, proveniente dalla Basilica dell'Osservanza di Siena. (Ringrazio per la segnalazione e per la foto Andrea Carloni).

 

Rifatte le ghiere (molto strette e lunghe, rispetto a quelle di tradizione più “moderna”), si trattava di ricostruire il manico in legno.

Confronto tra la foto dell'originale e la testa con la ghiera rifatta da me

 

Ho subito constatato la difficoltà ad interpretare la curva flessa del lungo manico, tentando di ricavarne la forma interpretando diverse iconografie dell'epoca.

Alcune iconografie di epoca medievale:

A - Particolare della rappresentazione di Gesù con suo padre Giuseppe, manoscritto del XIII secolo, 1250-1300, Italia, BNF Latin 2688.

 B - Particolare dell'affresco “la costruzione dell'arca di Noè”. Camposanto di Pisa, Italia, dipinto da Pietro di Puccio alla fine del XIV secolo.

C - Particolare dell'affresco raffigurante Gesù e Maria nella bottega di falegname di Todisco G., San Giuseppe, Diocesi di Acerenza (1559).

D - Particolare dei decori della Cattedrale di Teruel in Aragona, Spagna del 1171.

 


 

Occorreva tenere presente lo stile artistico delle opere e la possibile mancanza di conoscenze specialistiche degli autori, il cui scopo non era certo quello di rappresentare, in modo realistico, questo strumento in particolare.

Sfogliando diverse rappresentazioni di differenti periodi, ho avuto la crescente contezza che nelle raffigurazioni dell'epoca il cuneo frontale, usato per garantire solidità al vincolo manico-testa, fosse del tutto mancante.

Un'ascia tradizionale con il classico cuneo frontale che assicura l'aderenza tra testa e manico.

 

Risulta possibile che un simile particolare non fosse degno di nota o che, per semplici lacune culturali dei pittori, esso non sia stato rappresentato, ma è altrettanto plausibile che la forma stessa del manico fornisse l'aggancio essenziale a garantire il vincolo.

Ulteriori informazioni, in questo senso, mi sono state fornite da alcune rappresentazioni scultoree eseguite in legno; particolare che garantisce l'assoluta competenza dell'autore sulle varie caratteristiche degli attrezzi atti a lavorare questo materiale, come l'ascia in questione.

Tre rappresentazioni di asce sulle colonne lignee intagliate della spalliera del mobile di sagrestia dell'abbazia d S. Maria in Organo (VR). (ringrazio per la foto e per la disponibilità l'amico Giampietro Costanzi).

 

Si tratta, in particolare, di colonnine scolpite, facenti parte della spalliera dell'armadio della sagrestia nell'abbazia Veronese di S. Maria in Organo (della cui segnalazione e foto ringrazio l'amico e collega Giampietro Costanzi).

L'armadio è stato eseguito da Frà Giovanni da Verona, magister lignarius nato intorno al 1457.

L'opera, che è considerata il suo capolavoro, fu realizzata tra il 1519 ed il 1523 con l'ausilio del maestro Stefano da Milano e del giovane intagliatore veronese Francesco.

Il manufatto ligneo è composto da 10 comparti, con preziosi intarsi, divisi tra loro da colonnine binate che sorreggono altrettanti archi.

Proprio sull'estremità inferiore di queste colonnine, riccamente decorate ad intaglio, sono rappresentati diversi arnesi appartenenti a differenti mestieri: tra i tanti utensili definiti in modo particolareggiato spiccano alcune asce.

La loro effigie, riportata in diverse posizioni nella composizione, permette di vederle da diverse angolazioni, rendendo evidente la completa mancanza del cuneo di fissaggio e la particolare forma flessa del manico.

 



Ho quindi realizzato le impugnatura dell'ascia secondo quanto rappresentato negli intagli lignei, ottenendo, credo, delle ricostruzioni plausibili dell'attrezzo dell'epoca.



Non resta quindi che testarle sul campo, utilizzandolo per i prossimi lavori.





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