Arche, madie, cofani e cassoni: tutto il fascino del “Selvatico”
Casse e cassoni sono
sicuramente i pezzi d'arredo più frequentemente utilizzati in epoca
medievale.
A partire dal Trecento questi
“mobili” persero la caratteristica dinamicità, che ne prevedeva
un uso polifunzionale o promiscuo, per ornare in modo più stabile e
razionale gli ambienti del vissuto quotidiano.
Si trattava di arredi atti a
contenere i più svariati oggetti che si diffusero, sviluppandosi in
molteplici forme, per rispondere a precise esigenze di decoro e
comodità.
A definirne la loro vera
destinazione d'uso non era però solo l'aspetto, la struttura, ma
anche il materiale che li componeva che era scelto in base alle
caratteristiche intrinseche del tipo di legno.
Un caprugginatoio utilizzato in questo caso per segnare le scanalature di incastro del fondo di un cassone |
L'acero, legno massiccio con
grandi facoltà igroscopiche, era spesso utilizzato per madie e casse
destinate a contenere alimenti, cereali e farine; questo materiale
contrastava la formazione di muffe evitando che l'eccessiva umidità
causasse un rapido deterioramento dei cibi.
Per lo stesso scopo veniva
usato anche il faggio che in alcune tradizioni si usava asciugare, in
tavole, stagionandolo, tramite contatto, col calore dalle carbonaie;
questa pratica favoriva un'essiccazione più adeguata, prevenendo
l'azione di parassiti per donare alle superfici così trattate, una
calda, gradevole, colorazione bruna.
Disegno esploso di una cassa a stecche. Questa tipologia di cassone era già conosciuta in epoca medievale ed è stata costruita fino agli inizi del Novecento |
Il cipresso o il cedro con le
loro peculiari caratteristiche aromatiche garantivano un effetto
tarmifugo ed erano utilizzati per contenere, custodendone
l'integrità, abiti, corredi e tessuti in genere.
Il legno di noce era
utilizzato per la realizzazione di pregiati intagli che potevano far
parte dell'impianto decorativo, ma se le forme intagliate fossero
state da ricoprire con dorature o strati di colore potevano bastare
anche legni meno pregiati come il tiglio o la fillirea (phillyrea
latifolia).
Il fronatle decorato di un cofano in legno di tiglio |
Quando i decori erano
realizzati pittoricamente, si usava stendere uno strato di “gesso
di Bologna” sulle superfici da dipingere, coprendo quello che, in
questo caso, poteva essere un legno più povero, leggero e meno
pregiato come il pioppo o l'abete.
La frequenza dell'utilizzo di
casse e cassoni, come antesignani del mobile moderno non è
riscontrabile solo nelle numerose iconografie che ne confermano la
presenza in molti ambienti abitativi, ma è attestata soprattutto
dalla grande quantità di esemplari giunti ai giorni nostri.
Molti di questi esemplari,
custoditi nei musei, risultano di fattura pregiata e sono eseguiti
con lavorazioni raffinate e complesse.
La loro “foggia”
rispondeva a precisi standard qualitativi ed estetici, pertanto
questa elaborata produzione ha dato vita a modelli tutto sommato
abbastanza ripetitivi che acuiscono spesso nell'osservatore una
sensazione di Deja-vù.
Queste opere, lavorate con
regole così rigide, aspetti formali e strutturali che venivano nel
loro complesso definiti “Foggia”, non sono di facile riproduzione
e non sempre, se replicate, risultano adatte alle esigenze di
ricostruttori e reenactors.
Prova di assemblaggio degli incastri interni di un cassone in lavorazione |
Fortunatamente a questa
lavorazione di pregio se ne affiancò una più rustica, destinata a
fruitori meno abbienti, che venne definita “Selvatica” e
presentava forme arcaiche e tradizionali sostanzialmente indifferenti
all'evoluzione dello stile in voga.
Questi arredi selvatici
risultavano avere proporzioni diverse e, non essendo soggetti ai
rigidi canoni compositivi della foggia, potevano rispondere meglio ad
esigenze più variegate.
Anche se si trattava di
produzioni più povere non di rado, su molte casse di questo tipo si
riscontrano semplici decori geometrici realizzati con la tecnica “a
punta di coltello”.
Proprio grazie alla mole di
casse che si possono trovare sul mercato d'antiquariato e al fenomeno
dello stile in ritardo (di cui ho già accennato qui) è possibile, studiandoli,
verificare sui diversi modelli il ripetersi dei medesimi canoni
costruttivi, che nel tempo hanno legato questi manufatti ad attrezzi e tradizioni
territoriali ben radicate.
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