6°- Introduzione alla falegnameria tradizionale. Grammatica costruttiva: l'interpretazione delle fibre.
Sicuramente i segni
ortogonali lasciati, sulle superfici lignee di reperti medievali,
dalle lame di una sega (di cui si è parlato qui) sono quelli che
sollevano più interrogativi, visto che, sono ancora dibattute
diverse ipotesi riguardo al periodo in cui si iniziò ad utilizzare
con profitto macchine idrauliche per questo genere di attività.
Alcune fonti pongono
la loro esistenza già nel I secolo d.C., altre ne attestano
l'esistenza nel IV secolo, altre ancora nel XII.
A prescindere da
quella che può essere la realtà delle cose non si può evitare di
prendere in considerazione immagini come queste in cui l'attività di
segagione lungo vena viene svolta manualmente.
Anche sulle tavole
che compongono casse del XV secolo, del resto, risultano evidenti
segni lasciati dai denti di una sega che ha lavorato con
un'inclinazione compatibile con attività completamente manuali.
Immagine presa da una vendita d'asta on line. |
Si tratta di
un'attività faticosa che permette la realizzazione molto lenta di
tavole, ma che potrebbe trovare il suo scopo nel permettere un
risparmio di materiale che verrebbe altrimenti sprecato.
Si è dimostrato che
personale qualificato e preparato nel compiere questa operazione è
cinque volte più lento rispetto al lavoro svolto mediante fenditura
con cunei.
Questa attività è faticosa e monotona, tale da rendere auspicabile un qualche tipo di automazione.
Nel
caso si ottenga una tavola mediante fenditura di un tronco si
avrebbero molte schegge di scarto causate dall'azione di affinamento
della sezione triangolare dello spicchio di tronco che deve essere
pareggiata per dar vita ad una tavola che avrà venature
prevalentemente parallele alle superfici ottenute.
Le due tipologie di tavola a confronto. |
Viceversa
nel caso in cui le tavole siano ottenute mediante tagli di sega
longitudinali, non si avrà molto spreco di materiale, ma le
superfici così ottenute saranno attraversate da venature oblique che
daranno sulle superfici principali il classico disegno a fiamma.
Una tavola fiammata. |
Le
tavole così ottenute avranno però altre caratteristiche che portano
a deformazioni sistematiche che richiederanno, per il loro utilizzo,
di ricorrere ad alcuni espedienti.
Le
fiamme visibili sulle superfici sono, infatti, dovute alla
sostanziale conicità del fusto di partenza e sono formate da un
taglio longitudinale dei coni concentrici composti dagli
strati di accrescimento della pianta.
La
diminuzione di volume causata dalla sostanziale perdita di umidità
alla quale il legno è soggetto nel tempo è molto maggiore lungo la
direzione tangenziale, rispetto a quella radiale di tali strati e
questo crea una trazione parallela alle porzioni circolari che
tendono a deformare le tavole imbarcandole.
Le deformazioni cui sono soggette le tavole. |
Per
questo motivo sarà possibile per ogni tavola distinguere un dritto
(per definizione la superficie che si deforma creando una convessità)
ed un rovescio (quella che si deforma originando una concavità).
Dato
che nel legno di durame, presente nella zona centrale del tronco c'è
meno linfa, in quanto essa tende a scorrere nelle sezioni
periferiche, più giovani rispetto a quelle centrali, si avrà un
calo di dimensioni, maggiore tanto più ci si avvicina alle estremità
del tronco, lungo i bordi della tavola, quindi.
Alcune possibili criticità causate dal ritiro tangenziale cui il legno è soggetto. |
Tutte
queste particolarità creano una serie di circostanze che, richiedono
alcuni accorgimenti per dare stabilità ai manufatti nel tempo.
Si
tratta in sostanza delle regole grammaticali a cui si è accennato
all'inizio del discorso di questa serie di post (leggi qui).
Nell'assemblare
ed incollare le tavole per ottenere delle pannellature, per esempio,
occorrerà per evitare i problemi riassunti nello schema appena
riportato, giuntare durame (la parte interna) del tronco, con altro
durame e alburno (la parte più periferica) con altro alburno.
Per
di più, incollando le tavole in modo che sullo stesso lato si
alternino il dritto e il rovescio delle tavole si otterrà una
sostanziale continuità negli strati di accrescimento nel punto di
incollatura, ottenendo una compensazione delle deformazione
tangenziale che con il calare dell'umidità cui il legno è soggetto,
farà perdere ortogonalità alla sezione incollata.
Vista frontale di un punto di incollaggio in cui la deformazione tangenziale si andrà a compensare. |
Questo
eviterà frizioni e scollamenti dovuti al diverso comportamento del
legno nel tempo.
Se
pratichiamo un taglio centrale, longitudinalmente, ad una tavola
fiammata, e ruotiamo una delle due metà così ottenute come
illustrato nella figura sottostante dalle frecce azzurre, prima di ri-assemblare le
due parti, possiamo notare che le direzioni di lavoro, rappresentate
dalle frecce rosse restano le medesime, ma otteniamo delle
superfici in cui le fibre non disegnano più la classica forma
fiammata ma corrono dritte in diagonale da un'estremità all'altra
della superficie, disegnando al più dei flessi paralleli tra loro.
Il modo corretto di assemblare in larghezza le tavole fiammate |
Così facendo si possono assemblare i pezzi in modo tale da avere
continuità anche sugli anelli visibili in testa, che disegneranno
delle forme flesse correndo da una superficie a quella opposta.
La
stessa continuità ottenuta lungo le fibre di tutte le superfici
della tavola, in questo caso, si preserva anche all'interno,
mantenendo una continuità anche delle direzioni di lavoro.
Una pannellatura ottenuta alternando dritto e rovescio di semitavole tagliate longitudinalmente. |
Queste
semplici regole, per arrivare alle quali occorre confrontarsi con la
lavorazione manuale della materia, ragionando su quanto si sta
compiendo, oggi, non sembrano più essere prese in considerazione, ma
erano al contrario rispettate dalle maestranze italiane di epoca
medievale.
Se
ne trovano, per esempio, distinte tracce nell'assemblaggio delle
pannellature utilizzate come supporto alle opere pittoriche italiane
del XIII secolo.
I
supporti lignei utilizzati per capolavori che avrebbero dovuto
superare il rigore dei secoli venivano realizzate da lignaioli,
operai altamente qualificati ai quali si commissionava il lavoro.
Si
tratta, insomma, di una serie di competenze, quelle di queste
maestranze medievali, che della conoscenza del legno avevano fatto un
professione specializzata, che non si sono evolute con l'avanzare del
tempo, ma che al contrario, spesse volte, hanno subito un'involuzione
fino a rendere spesso necessario soppiantare l'utilizzo del legno,
considerato ormai materiale troppo problematico.
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