6°- Introduzione alla falegnameria tradizionale. Grammatica costruttiva: l'interpretazione delle fibre.

Sicuramente i segni ortogonali lasciati, sulle superfici lignee di reperti medievali, dalle lame di una sega (di cui si è parlato qui) sono quelli che sollevano più interrogativi, visto che, sono ancora dibattute diverse ipotesi riguardo al periodo in cui si iniziò ad utilizzare con profitto macchine idrauliche per questo genere di attività.

Alcune fonti pongono la loro esistenza già nel I secolo d.C., altre ne attestano l'esistenza nel IV secolo, altre ancora nel XII.
A prescindere da quella che può essere la realtà delle cose non si può evitare di prendere in considerazione immagini come queste in cui l'attività di segagione lungo vena viene svolta manualmente.

Alcuni esempi di segagione manuale rappresentati in epoca medievale: 
Jacopo Torriti, costruzione dell'arca, basilica superiore di San Francesco, Assisi. 
Mendelschen Hausbuch, Nuremberg, c. 1425, Amb 317 2°, Folio 39 recto.

Anche sulle tavole che compongono casse del XV secolo, del resto, risultano evidenti segni lasciati dai denti di una sega che ha lavorato con un'inclinazione compatibile con attività completamente manuali.

Immagine presa da una vendita d'asta on line.

Si tratta di un'attività faticosa che permette la realizzazione molto lenta di tavole, ma che potrebbe trovare il suo scopo nel permettere un risparmio di materiale che verrebbe altrimenti sprecato.
Si è dimostrato che personale qualificato e preparato nel compiere questa operazione è cinque volte più lento rispetto al lavoro svolto mediante fenditura con cunei.
Questa attività è faticosa e monotona, tale da rendere auspicabile un qualche tipo di automazione.

Nel caso si ottenga una tavola mediante fenditura di un tronco si avrebbero molte schegge di scarto causate dall'azione di affinamento della sezione triangolare dello spicchio di tronco che deve essere pareggiata per dar vita ad una tavola che avrà venature prevalentemente parallele alle superfici ottenute.

Le due tipologie di tavola a confronto.

Viceversa nel caso in cui le tavole siano ottenute mediante tagli di sega longitudinali, non si avrà molto spreco di materiale, ma le superfici così ottenute saranno attraversate da venature oblique che daranno sulle superfici principali il classico disegno a fiamma.

Una tavola fiammata.
 
Le tavole così ottenute avranno però altre caratteristiche che portano a deformazioni sistematiche che richiederanno, per il loro utilizzo, di ricorrere ad alcuni espedienti.
Le fiamme visibili sulle superfici sono, infatti, dovute alla sostanziale conicità del fusto di partenza e sono formate da un taglio longitudinale dei coni concentrici composti dagli strati di accrescimento della pianta.

La diminuzione di volume causata dalla sostanziale perdita di umidità alla quale il legno è soggetto nel tempo è molto maggiore lungo la direzione tangenziale, rispetto a quella radiale di tali strati e questo crea una trazione parallela alle porzioni circolari che tendono a deformare le tavole imbarcandole.

Le deformazioni cui sono soggette le tavole.

Per questo motivo sarà possibile per ogni tavola distinguere un dritto (per definizione la superficie che si deforma creando una convessità) ed un rovescio (quella che si deforma originando una concavità).
Dato che nel legno di durame, presente nella zona centrale del tronco c'è meno linfa, in quanto essa tende a scorrere nelle sezioni periferiche, più giovani rispetto a quelle centrali, si avrà un calo di dimensioni, maggiore tanto più ci si avvicina alle estremità del tronco, lungo i bordi della tavola, quindi.


Alcune possibili criticità causate dal ritiro tangenziale cui il legno è soggetto.
Tutte queste particolarità creano una serie di circostanze che, richiedono alcuni accorgimenti per dare stabilità ai manufatti nel tempo.
Si tratta in sostanza delle regole grammaticali a cui si è accennato all'inizio del discorso di questa serie di post (leggi qui).

Nell'assemblare ed incollare le tavole per ottenere delle pannellature, per esempio, occorrerà per evitare i problemi riassunti nello schema appena riportato, giuntare durame (la parte interna) del tronco, con altro durame e alburno (la parte più periferica) con altro alburno.
Per di più, incollando le tavole in modo che sullo stesso lato si alternino il dritto e il rovescio delle tavole si otterrà una sostanziale continuità negli strati di accrescimento nel punto di incollatura, ottenendo una compensazione delle deformazione tangenziale che con il calare dell'umidità cui il legno è soggetto, farà perdere ortogonalità alla sezione incollata.


Vista frontale di un punto di incollaggio in cui la deformazione tangenziale si andrà a compensare.
Questo eviterà frizioni e scollamenti dovuti al diverso comportamento del legno nel tempo.

Se pratichiamo un taglio centrale, longitudinalmente, ad una tavola fiammata, e ruotiamo una delle due metà così ottenute come illustrato nella figura sottostante dalle frecce azzurre, prima di ri-assemblare le due parti, possiamo notare che le direzioni di lavoro, rappresentate dalle frecce rosse restano le medesime, ma otteniamo delle superfici in cui le fibre non disegnano più la classica forma fiammata ma corrono dritte in diagonale da un'estremità all'altra della superficie, disegnando al più dei flessi paralleli tra loro.

Il modo corretto di assemblare in larghezza le tavole fiammate
Così facendo si possono assemblare i pezzi in modo tale da avere continuità anche sugli anelli visibili in testa, che disegneranno delle forme flesse correndo da una superficie a quella opposta.
La stessa continuità ottenuta lungo le fibre di tutte le superfici della tavola, in questo caso, si preserva anche all'interno, mantenendo una continuità anche delle direzioni di lavoro. 

 
Una pannellatura ottenuta alternando dritto e rovescio di semitavole tagliate longitudinalmente.
Queste semplici regole, per arrivare alle quali occorre confrontarsi con la lavorazione manuale della materia, ragionando su quanto si sta compiendo, oggi, non sembrano più essere prese in considerazione, ma erano al contrario rispettate dalle maestranze italiane di epoca medievale.
Se ne trovano, per esempio, distinte tracce nell'assemblaggio delle pannellature utilizzate come supporto alle opere pittoriche italiane del XIII secolo.
I supporti lignei utilizzati per capolavori che avrebbero dovuto superare il rigore dei secoli venivano realizzate da lignaioli, operai altamente qualificati ai quali si commissionava il lavoro.
Si tratta, insomma, di una serie di competenze, quelle di queste maestranze medievali, che della conoscenza del legno avevano fatto un professione specializzata, che non si sono evolute con l'avanzare del tempo, ma che al contrario, spesse volte, hanno subito un'involuzione fino a rendere spesso necessario soppiantare l'utilizzo del legno, considerato ormai materiale troppo problematico.

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