La ricostruzione di una lancia da cavaliere del XV secolo

 

Questo è un progetto che vede coinvolte più persone con competenze e compiti differenti.

Alberto Carminati della Compagnia d'Arme del Carro di Bergamo oltre ad essere il promotore dell'iniziativa ha fornito informazioni utili alla corretta interpretazione delle fonti storiche, suggerendo ipotesi e ragguagli su proporzioni e dimensioni della lancia.

Suo sarà inoltre il compito, a lavoro finito, di testarla per provarne la maneggevolezza e proporre, in caso di difetti di bilanciamento, le eventuali modifiche da apportare.

Giovanni Sartori opererà in qualità di fabbro, ricostruendo le parti metalliche grazie alla sua conoscenza delle tecniche metallurgiche del periodo in questione.

Io mi sono occupato della struttura lignea e questo post tratterà solo di questa fase del lavoro; a tempo debito verranno documentate dai diretti interessati anche le altre fasi ed i risultati finali.

 

A: Particolare dell'opera di Paolo Uccello, “Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini”, 1438, National Gallery, Londra.

B: Particolare dell'opera di Paolo Uccello, “Disarcionamento di Bernardino della Carda”, 1438, Uffizi, Firenze.

C: La nostra ricostruzione: lung = 357 cm, Ø max = 79 mm, Peso = 7,5 kg


Per realizzare la lancia ci siamo ispirati a diverse iconografie, facendo riferimento soprattutto agli esemplari dipinti nel trittico del 1438 la “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello.

Riconoscendo che le raffigurazioni dell'epoca non potevano avere rappresentazioni di lance in una scala precisa, se non altro perché nell'insieme compositivo questo particolare perdeva d'importanza, ci siamo orientati, nel disporre dimensioni e proporzioni della nostra ricostruzione, facendo riferimento a dati relativi ad alcune lance esistenti.

Dovendo ricostruire una lancia del XV secolo e volendo applicare prassi di lavoro compatibili con quelle presumibilmente utilizzate in quel periodo, la prima tecnologia che mi è venuta in mente è quella del tornio.

Man mano che cercavo mentalmente di immaginare i vari passaggi per arrivare ad ottenere un manufatto dalle caratteristiche desiderate, questa soluzione mi sembrava sempre meno probabile.

Le dimensioni del pezzo iniziale, la sua sostanziale flessibilità dovuta all'esiguo spessore in rapporto alla lunghezza, mi sembravano contrastare con la possibilità di usare un tornio ad arco come quelli medievali, dotati semplicemente di due contropunte, senza il supporto di lunette per tenere in asse il lungo pezzo in rotazione.

 

A: Inizio di sbozzatura con tecniche di carpenteria.

B: Particolare dal manoscritto Hausbuch der Mendelschen Zwölfbrüderstiftung, Amb. 317.2°, Volume 1°, f. 61 recto, 1426-1437, Norimberga.

B: Sbozzatura con scure da squadro.


Al contrario, il percorso di lavoro a mio avviso più credibile era quello che prevedeva di operare con tecniche assimilabili a quelle della carpenteria dell'epoca; per questo mi sono indirizzato verso questa seconda ipotesi, cercando di documentare ogni passaggio con analoghi lavori raffigurati in illustrazioni del XV secolo.

L'analisi di un'iconografia in particolare mi ha fatto indirizzare verso questa soluzione, convincendomi che l'utilizzo di simili tecniche potesse essere fondato e non solo frutto di vane speculazioni mentali.

Si tratta dell'insegna dei remèri veneziani del XV secolo: qui il personale specializzato nella realizzazione di remi per imbarcazioni viene rappresentato nell'intento di svolgere le proprie mansioni utilizzando scuri da squadro e pialle.

 

A: Sbozzatura con scure da squadro

B: Rifinitura con pialla.

C: Particolare dell'insegna dei remèri del 1517, BMCVe, classe 1, 2100, Venezia.


Questo genere di attività si collocava a Venezia all'interno di quello che possiamo considerare il primo complesso industriale della storia europea, per cui è difficile immaginare che sull'insegna dei remèri fossero rappresentate maestranze improvvisate o poco aggiornate riguardo le tecniche di lavorazione del proprio mestiere.

Remi e lance, inoltre, sono manufatti con caratteristiche simili per proporzioni e dimensioni, e condividono anche la necessità di essere lavorati lungo le fibre del legno in modo da poter essere leggeri, resistenti e flessibili, senza presentare facili punti di frattura; di entrambi i prodotti, inoltre, si richiede un bilanciamento preciso per preservarne maneggevolezza ed ergonomicità durante lo svolgimento delle loro, pur distinte, funzioni.

Per rimanere fedeli fin dal reperimento del materiale alle tecniche dell'epoca si sarebbe dovuto partire da un tronco di adeguate dimensioni, per fenderlo a spicchi grazie e scuri e cunei, ma purtroppo questo non è stato possibile.

Mi sono pertanto procurato una pezzatura di legno di frassino sovradimensionato rispetto alle esigenze, in modo da poter lavorare lungo le fibre, asportando l'eccesso.

Il grosso tavolone di frassino è stato ottenuto in segheria e pertanto presentava le superfici non perfettamente allineate con la direzione delle venature del legno, per questo s'è dovuto operare per correggere questa errata impostazione iniziale.

 

A: Dettaglio dal libro “Catherine of Cleves Hours” del 1440, Morgan Library, MS M.917 pp. 104 - 105, New York.

B: L'operazione di tracciatura della sagoma della lancia.


Attraverso l'utilizzo di una “lignola” composta da uno spago di canapa impolverato di gesso si sono potute tracciare le prime linee di riferimento sui quattro lati.

Si è iniziato col segnare l'asse della lancia lungo le venature e successivamente si è delineata la forma della sagoma dei due tronchi di cono che si volevano ottenere.

Tendendo lo spago lungo il tracciato da segnare lo si è pizzicato rilasciandolo per farlo sbattere sulla superficie: si sono potute così ottenere precise linee rette segnate con polvere di gesso.

 

A: Particolare del manoscritto francese di Pierre Bersuire del 1350, Ab Urbe condita di Tito Livio, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 263, fol. 113 recto.

B: Particolare in cui viene rappresentato l'utilizzo di tacche trasversali per la squadratura di un tronco tratto da Hausbuch der Mendelschen Zwölfbrüderstiftung, Amb. 317.2°, Volume 1°, 1528-1533, Norimberga.

C: La realizzazione di tacche per facilitare l'asporto del materiale.


Per facilitare l'asporto del materiale in eccesso ho realizzato delle tacche trasversali: in questo caso, dovendo operare su legno stagionato piuttosto compatto, ho utilizzato una sega, attrezzo che mi sembrava decisamente più funzionale rispetto ad una scure.

 

A: Particolare degli affreschi del Palazzo della ragione di Padova realizzati su precedente impostazione Giottesca da Nicolò Miretto e di Stefano da Ferrara dopo l'incendio del 1420.

B: Utilizzo della scure da squadro.


Quindi, con una scure da squadro, ho provveduto a sagomare il legno nella forma voluta.

Ho scelto di lavorare prevalentemente in piedi sul pezzo; questo oltre ad offrirmi la possibilità di fermarlo col mio peso, mi ha garantito un buon controllo sull'ortogonalità delle superfici che di volta in volta andavo a realizzare.

Per lavorare così ho tenuto il gomito sinistro puntato stretto al corpo, producendo colpi con il movimento dei soli avambracci ed utilizzando il braccio destro, in posizione arretrata sul manico, per controllare l'azione della punta della lama, in profondità: questa procedura ha aumentato la precisione dello strumento garantendo nel contempo che l'attrezzo non finisse per ferire il piede scoperto (visibile in foto) in quanto l'ingombro stesso del mio corpo impediva alle braccia movimenti più ampi di quelli necessari.

 

Tecnica di tracciatura delle sezioni ottagonali.


Fatto questo sui quattro lati, ho deciso di procedere ancora con la sbozzatura, addolcendo gli spigoli del profilo della lancia.

Con l'aiuto di sagome quadrate delle dimensioni delle sezione del legno sagomato ho quindi tracciato le linee che permettevano di individuare una sezione ottagonale che è stata lavorata ancora a colpi di scure.

 

A: La quadratura sullo spigolo.

B: Sbozzatura a sezione ottagonale della lancia terminata.


Prima di procedere con un ulteriore addolcimento delle linee con le pialle, ho delineato le due sezioni circolari alle estremità, lavorando con un coltello a due manici.

Questo mi ha garantito che la successiva azione delle pialle non andasse a “snaturare” la direzione dell'asse della lancia tracciata inizialmente.

 

A: L'utilizzo del coltello a due manici per arrotondare le estremità.

B: Particolare del manoscritto Hausbuch der Mendelschen Zwölfbrüderstiftung, Amb. 317.2°, Volume 1°, 1438-1451, Norimberga.


Per la piallatura ho iniziato con un piallone di dimensioni piuttosto grandi la cui lunghezza della suola garantiva di lavorare superfici rettilinee piuttosto lunghe, eliminando indesiderati andamenti ondulatori, ho poi proseguito con sbozzini più piccoli ed una pialla un po' più precisa fino ad ottenere la forma voluta.

 

A: Particolare del dipinto di Antonio Vivarini “San Pietro martire guarisce la gamba di un giovane” del 1450, inv. 37.163.4, The Metropolitan Museum of Art, New York.

B: Utilizzo di un piallone per sgrossare le imperfezioni delle superfici nella lancia in lavorazione.


Durante queste operazioni mi sono servito di “anelli” di diametro diverso, utilizzandoli, sia per verificare la circolarità della sezione, che per misurare il calibro nei vari punti in cui calzavano.

Essi sono stati utili anche per controllare la conicità della superficie in lavorazione, attraverso la verifica che a variazioni di calibro uguali corrispondessero identici distanziamenti tra gli anelli.

 

A: Ulteriore sgrossatura con uno sbozzino

B: Il punto di diametro maggiore sul quale andrà realizzata il restringimento per la realizzazione dell'impugnatura.

In entrambe le immagini si possono vedere gli anelli di calibro diversi utilizzati per compiere varie verifiche.


A questo punto, realizzati i due tronchi di cono, ho provveduto a praticare il restringimento che costituisce l'impugnatura della lancia, utilizzando sega, coltello a due manici e scalpello. 

 

Il restringimento che caratterizza il punto di presa.

A: “Segnatura” della profondità da asportare nella zona centrale tramite sega.

B: Arrotondamento della sezione centrale tramite coltello a due manici.

C: Con lo scalpello realizzo le estremità svasate del punto di presa.


La parte di legno della struttura della lancia è stata così terminata.

Il punto di presa finito.


 

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