La ricostruzione di un astuccio dell'alto medioevo



Non sempre riusciamo a risalire ad informazioni complete riguardo gli originali da replicare, per questo, quando ciò accade, decidiamo di operare, per quanto possibile, nel rispetto delle tecniche coeve al reperto in questione.

Pur tenendo in considerazione tali criteri di storicità, ci sembra esista ancora parecchia discrezionalità sull'uso di particolari attrezzature e delle prassi di lavoro che esse rendono applicabili, che andrebbero quindi indagate in base al contesto culturale del ritrovamento.
In mancanza di altri dati, infatti, ci si trova di fronte a diversi percorsi possibili che spesso rappresentano alternative valide ed equiparabili.

Dell'astuccio in questione abbiamo reperito i disegni prospettici in scala di tutti i lati, con l'aggiunta di qualche significativa rappresentazione in sezione (di ausilio per comprendere la profondità del vano interno).




Quindi, pur consapevoli che questo non avesse rilevanza assoluta, abbiamo deciso di operare completamente in modo manuale, utilizzando solo utensili morfologicamente simili a quelli documentati nell'epoca di riferimento.

Ecco un resoconto dell'intero lavoro, abbinato ad una presentazione di testimonianze archeologiche che rendono storicamente attendibili i processi svolti.

Partendo da un ceppo di legno, si è deciso di ricavare il materiale nelle proporzioni necessarie alla replica dell'astuccio, spaccandolo con un fenditoio.

Alcune immagini delle operazione di fenditura del legno, utili a ottenere il materiale per la realizzazione della scatolina. Sotto la lama di un fenditoio di epoca romana di proporzioni e dimensioni paragonabili a quello utilizzato*.

Si è ottenuta così una forma grezza, leggermente torta che è stata pareggiata operando con una piccola accetta da intaglio.

La testa dell'accetta da intaglio utilizzata per squadrare il parallelepipedo di legno a paragone con un reperto analogo*. Esistono molteplici ritrovamenti di attrezzi con queste fattezze che risultano frequenti soprattutto per il periodo che va dal 600 al 850 d.C.

Successivamente si è tagliata in lunghezza la forma della scatola, utilizzando una sega a telaio.
In questo caso è irrilevante realizzare il taglio in maniera perfettamente ortogonale alle altre superfici in quanto tutti i lati devono ancore essere rifiniti.

La sega a telaio utilizzata per tagliare il parallelepipedo è un attrezzo di derivazione romana. Qui la vediamo rappresentata in un bassorilievo dell'età Flavia raffigurante una bottega di falegnami che oggi è conservato alla Centrale Montemartini, polo espositivo dei Musei Capitolini di Roma.

Abbiamo perfezionato tutte le facce in un secondo momento, verificandone l'ortogonalità con una squadra.

Per verificare l'ortogonalità delle superfici realizzate s'è usata una squadra a battente in legno. Un esemplare simile è raffigurato in bassorilievo su una lapide funeraria esposta al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

La rifinitura delle superfici si è svolta attraverso l'azione di una pialla, sui quattro lati lungo vena, e quella di una sgorbia a filo dritto sui due di testa.

La pialla utilizzata per la rifinitura delle superfici piane è morfologicamente simile ai molti esemplari di pialle romane ritrovate. La foto, raffigurante i reperti esposti al museo del forte romano Saalburg, di Hesse, è stata gentilmente concessa da Andreas Franzkowiak, Halstenbek, Germania. (License CC-BY-SA-3.0)

La sgorbia a filo dritto utilizzata per squadrare e pulire la superficie di testa misura 27 mm, nell'immagine sottostante un analogo reperto di epoca romana il cui filo misura 38 mm*.

Una volta ottenuta la forma esterna dell'astuccio si è proceduto allo svuotamento, segnando i contorni dello scavo con un coltello da intaglio e procedendo con l'ausilio di una sgorbia dal filo curvo.

Il coltello da intaglio utilizzato per diverse operazioni sulla nostra replica (tracciatura, intaglio, rifinitura, etc.) ha proporzioni simili a molti reperti dell'epoca.
Uno scatto della fase di svuotamento che è stata eseguita con una sgorbia curva di 20 mm di larghezza analoga a quelle sulla destra, reperti di epoca romana (alcuni dei quali son stati ritrovati con ancora tracce di legno incrostate sul filo). Le lame misurano rispettivamente di 24, 33, 25 e 13 mm*.

Sempre con coltello e sgorbia a filo dritto abbiamo realizzato l'incavo destinato ad accogliere il coperchio scorrevole, quest'ultimo è stato realizzato da una scheggia del materiale di partenza.



Si è rifinita la forma del coperchio con lo scalpello, in maniera graduale, provandolo di volta in volta finché ha calzato perfettamente.


Il lavoro sulla forma dell'astuccio è stato completato grazie ad un foro praticato con un succhiello di misure adeguate.

Il foro che completa la forma dell'astuccio e, sulla sinistra, una punta a succhiello di origine romana*.

Una volta riportati i disegni decorativi su tutti i lati dell'astuccio si è proceduto, quindi all'intaglio, effettuato con coltello e sgorbie a filo dritto.


Alcune fasi di intaglio


Ecco quindi il risultato finale:














* I disegni dei reperti di attrezzi sono stati realizzati interpretando le foto degli stessi pubblicate in L. RUPNIK, Római Kori Vasszerszámok Pannoniából, II, Kötet: Katalógus és Táblák, 2014, Budapest (Ungheria)

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