Dalla ricostruzione di una cassa del XIII secolo compare l'ipotesi dell'utilizzo di un attrezzo “ignoto”.

 

Recentemente mi è capitato di creare una cassa ispirandomi ai canoni costruttivi del reliquario conservato al Museo Correr (prov. Deposito Istituto Cavanis, Venezia, inv. CI n. 2363).

La ricostruzione della cassa del XIII secolo.

 

L'originale in questione venne utilizzato, dal 1290 al 1733, per conservare le spoglie della Badessa Giuliana di Collalto (1185 - 1262), beatificata da papa Benedetto XIV nel 1753.

La cassa-reliquiario della Beata Giuliana da Collalto (foto di Andrea Carloni - Rimini)

 

Questa cassa risulta assemblata mediante delle particolari tecniche costruttive, che ho replicato cercando di utilizzare attrezzi consoni all'epoca .

In questo modo queste caratteristiche, uniche nel loro genere, potrebbero fornire importanti indizi riguardo alla falegnameria di quel periodo.

Le tavole che compongono i lati del manufatto sono fissate tramite montanti angolari che fungono, nell'insieme della struttura, da gambe portanti; fin qui nulla di anomalo, visto che questa disposizione delle varie parti è comune in molte opere simili sia di epoca medievale che rinascimentale.

La particolarità consiste negli strani incastri che caratterizzano l'unione tra i vari elementi: i fianchi infatti sono infilati nei montanti, mediante tenoni appositamente sagomati, in solchi di sezione triangolare.

 

La particolarità degli incastri della cassa originale (foto di Andrea Carloni - Rimini)

Un'ulteriore “stranezza” nelle tecniche di assemblaggio della cassa è rappresentata dal fondo rialzato (posto molto in alto, probabilmente per consentire l'esposizione delle spoglie) che si inserisce nella struttura infilandosi tra le due tavole sovrapposte che compongono ogni lato della cassa.

Quest'ultimo particolare sembrerebbe essere un espediente utile a ridurre il lavoro da praticare sul materiale (cosa che ci dà indizi sulla lucidità con cui ogni particolare dell'insieme veniva pensato): invece di scavare un apposito solco all'interno del fianco per accogliere il fondo si sfrutta la giunzione delle due tavole unite dai montanti per ottenere, con minimo sforzo, il medesimo effetto dal punto di vista strutturale.

La posizione del fondo rialzato (foto di Andrea Carloni - Rimini)

 

Di fronte ad una prova così evidente sull'importanza data alla fase progettuale, ci si aspetta che anche gli “incastri triangolari” possano svolgere un altrettanto significativo compito per quanto difficile da comprendere senza addentrarsi con appropriate metodologie nel lavoro di ricostruzione.

La cassa originale ha misure davvero imponenti arrivando ad una lunghezza di 175 cm, la nostra riproduzione è stata fatta più piccola, riportando ogni misura in scala.

Non è stato possibile però rispettare la stesse proporzioni degli incastri triangolari, che, venendo tenuti in posizione da chiodature trasversali necessitavano di una lunghezza adeguata a garantire il vincolo dato dalla “trapuntatura” del chiodo.

Una prova di assemblaggio con il posizionamento dei chiodi per verificare la loro efficacia.

 

Questo scostamento dai canoni originali ha amplificato la particolarità del giunto, creando una serie di riflessioni a mio avviso interessanti.

Ci è stato possibile verificare che gli incastri tengono efficacemente i vari pezzi, anche negli assemblaggi provvisori, utili a provare la connessione tra le varie parti.

Ad evitare fratture o spaccature dovute all'azione del cuneo che compone l'incastro, concorre la spalla in appoggio, su ognuno dei lati esterni, mentre un'ipotetica spaccatura dovuta ad una flessione laterale dei pannelli che compongono i lati della cassa sembra essere improbabile vista la solidità dell'assemblaggio completo. 

Una prova di assemblaggio che rende evidente la funzione di arresto della spalla (sulla destra del cuneo)

 

Nel complesso quindi credo che l'incastro funzioni ed ho potuto appurare che semplifica abbastanza la fase di assemblaggio definitivo.

Questo avviene grazie al fatto che la forma triangolare funge da “invito” alle varie parti, accompagnandole nella giusta posizione, senza necessitare di particolari attenzioni al posizionamento nell'atto di accostarle tra loro.

Sicuramente si tratta di un vantaggio non da poco, soprattutto viste le grandi dimensioni dei pezzi della cassa originale, che non saranno certo stati facili da manovrare.

Dal punto di vista costruttivo devo dire che ho riscontrato delle difficoltà, tanto che la realizzazione di questi otto solchi triangolari è stata sicuramente la parte più lunga e difficoltosa di tutto il lavoro.

Gli incastri triangolari realizzati medianto coltello da intaglio.

 

In più occasioni ho sentito il bisogno di ricorrere a strumenti differenti dal semplice coltello da intaglio, utensili che potessero agire sul legno “da sotto” (sollevando compiutamente il truciolo), invece che lateralmente come la lama del coltello.

Ho istintivamente pensato ad un utensile tradizionale composto da due lame piegate ad uncino, poste alle estremità di una barra immanicata a T.

Un disegno raffigurante l'attrezzo in questione.

 

Si tratta in effetti di un attrezzo poco conosciuto, se non dagli appassionati di lavori di falegnameria tradizionale, che ha comunque pochi riscontri nella tradizione italiana.

Il suo utilizzo sarebbe decisamente consono a questo genere di lavori, ma restavo dubbioso poiché non mi risultava alcuna informazione che ne potesse far risalire l'uso all'epoca medievale: non fonti documentarie, non iconografie ne' reperti; nessun riferimento.

Cercando in rete alla fine ho trovato una preciso riscontro, risalente proprio ad un periodo coevo a quello di fabbricazione della cassa: si tratta di una rappresentazione eseguita sulle vetrate policrome della cattedrale Notre-dame di Chartres.

La vetrate della cattedrale Notre-Dame di Chartres raffiguranti falegnami nell'atto di costruire una cassa, ed, a lato, il particolare dell'attrezzo raffigurato con la lama "ad uncino" (foto tratta dal blog  johanninternational.blogspot.com).

 

Le immagini che riporto, che illustrano l'utilizzo dell'attrezzo in questione proprio nella costruzione dei montanti di casse in legno, sono state tratte dal blog johanninternational.blogspot.com che per primo attesta l'uso di simili utensili in epoca medievale.

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